mercoledì 11 agosto 2021

L’illusione dei tecnici – fanno solo confusione

“Certo che i ristoratori non possono chiedere la carta d’identità”: la ministra Lamorgese, prefetto di lunga carriera, scopre dopo settimane di discussioni quello che tutti gli italiani sanno, se non altro per le annose polemiche contro le continue (da qualche tempo desuete) richieste di “documenda” - ma, poi, alla fine, i ristoratori chiederanno i “documenda”, anche loro.
Non è la prima sorpresa sgradevole dei tecnici al governo. Quella del green pass e dei controlli è anzi poca cosa rispetto al bailamme che i vari enti, specialisti, autorità del ministero della Salute hanno agitato per un anno e mezzo ormai, e continuano ad agitare, intorno alla prevenzione del contagio. Invece di dare, come è possibile e come è necessario, un messaggio unico e chiaro.
Quella dei tecnici risolutivi in politica è una delle tante illusioni che Scalfari, il maestro dell’antipolitica fin dalle sue prime uscite nel 1955, ha alimentato, maestro improvvido e forse falso (propose a lungo come tecnico risolutore Visentini, che in privato chiamava “l’avvocato dei ricchi”). Si dice: ma Ciampi, ma Draghi. Ma Ciampi e Draghi sono eccezioni, due tecnici di vasta esperienza politica, poiché le banche centrali sono organismi politici, e operano in un mondo, le banche centrali, le politiche monetarie, di finissima sensibilità. Il professor Monti, che certo è un onest’uomo, non è un politico, e s’è visto.
I tecnici sono per formazione portati al dubbio, non alla decisioni: ogni questione si presenta al tecnico quale è, cioè complessa. Il tecnico non è portato a decidere, è un consulente, vede sempre i pro e i contro. In piccolo: una trasmissione pomeridiana su radio Rai nei primi anni 1980, che aveva lo scopo di familiarizzare gli italiani con i problemi dell’energia, dopo il secondo shock petrolifero, spiegando anche le opportunità del nucleare, finì con i consulenti dell’Enel e dell’Enea, l’ente allora di ricerca dell’energia nucleare, che moltiplicavano le perplessità, perché una centrale nucleare non è semplice come una raffineria.

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