sabato 7 agosto 2021

Morire per l’incapacità di amare

Le due raccolte poetiche di Pavese presentate tal quali, con una introduzione non invasiva di Paolo Di Paolo, danno un’immagine particolare di Pavese. Lo scrittore cui si fa ascendere il neo realismo, la narrazione degli ambienti poveri, con “Paesi tuoi” - pubblicato nel 1941, a maggio, scritto l’estate del 1939 – resta, perlomeno come tale si presenta, un onanista, solo incupito dalle sue ombre. Sia nei componimenti della prima raccolta, “Lavorare stanca”, benché bucolici e quasi idilliaci, di più in quelli dell’ultima, postuma, “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, terribile già nel titolo.
Una condizione doppiata dalle incertezze politiche, dall’adesione tiepida alle ragioni anche le più giuste della politica – un’incapacità d’immedesimazione di cui aveva coscienza, ne tratta spesso nel diario, “Il mestiere di vivere”. Vissuta nella seconda raccolta, inevitabilmente segnata dal tardo e finale amore per l’attrice americana Constance Dowling, con violenza. Sia nei giorni felici, pochi, sia, di più, prima e dopo, nei settenari marcianti di “You, wind of March” (alcuni componimenti sono in inglese), da marcia funebre: “Il tuo peso leggero\ ha riaperto il dolore”. L’ultimo di una serie di innamoramenti infelici. In parallelo con l’impegno politico controvoglia.  
Cesare Pavese,
Poesie, Newton Compton, pp. 160 € 7,50

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