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No Monti al Quirinale, e no Draghi
Nessuno si è ricordato di candidare Mario Monti al
Quirinale. E allora oggi l’economista già illustre, commissario di lungo corso
a Bruxelles, senatore a vita di Napolitano, salvatore della patria nella crisi
del debito 2011-2013, mette un paletto
alla candidatura di Mario Draghi. Ne mette tre, ma il senso è: fu Draghi ad
affossare l’Italia dieci anni fa.
Monti non lo dice ma celebra il decennale della
lettera con cui il presidente della anca centrale europea Trichet impose
nell’agosto del 2011 un salasso severissimo ai conti pubblici, che Draghi,
presidente subentrante della Bce (a novembre) volle cofirmare. La Bce si eresse
“a «podestà forestiero», travalicando il proprio mandato”. Per imporre
all’Italia una politica sbagliata, allora e dopo, nonché vessatoria: “In
generale, quando nel dicembre 2011 il presidente Draghi chiese il fiscal compact per una più severa
disciplina sul disavanzo e sul debito pubblico di ogni Paese. Nei confronti
dell’Italia, quando nella lettera di agosto Trichet e il suo successore
imposero, e il governo Berlusconi
accettò, che per il nostro Paese, e solo
per esso, l’impegno ad azzerare il disavanzo venisse anticipato dal 2014 al
2013”.
Qualcosa contro Draghi bolle in pentola anche alla Banca
d’Italia. Se l’ex direttore generale Panetta, oggi lui stesso alla Bce, ha
voluto denunciare una settimana fa questa politica monetaria assassina in una
diffusa intervista, sempre sul “Corriere della sera”, su cui Monti,
collaboratore storico, oggi scrive.
Ma qualcosa anche al “Corriere della sera”, al di là
(al di sotto?) dell’appoggio incondizionato di facciata? Se ogni settimana colpisce
Draghi in testa. Non sbagliate, anzi giuste, queste disamine “a babbo morto”
dell’austerità assassina – che il “Corriere della sera”, “la Repubblica”, “Il
Sole 24 Ore” eccetera, “i media”, all’epoca sostenevano, ma questo è un altro
discorso, dell’indigenza dell’informazione. Ma perché questi “decennali”? E
non si è toccata la questione Monte dei Paschi di Siena, non ancora.
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