Tutti brutti al paese, sporchi e cattivi
C’è
un incendio doloso all’origine del primo romanzo di Pavese, questo “Paesi tuoi”
– l’attualità è sempre quella. Si ripubblica il romanzo delle Langhe, mondo (allora) cupo, duro, violento. Il primo romanzo di Pavese, 1941, quando era già
Pavese, direttore editoriale e traduttore, americanista molto addentro nel
Novecento americano. Ma va ricordato che non è il
primo romanzo scritto da Pavese, il primo è “Il carcere”, 1938, sul confino di
Polizia a Brancaleone, che pubblicherà dieci anni dopo, di altra vena, ben diversa, anche se si tratta pur sempre di un mondo povero, e remoto.
È
il primo dei tanti racconti “domestici” di Pavese, paesani, del mondo di
origine, dell’infanzia, delle trasformazioni, personali e locali. Qui visto e
raccontato di ritorno, sotto forma di un torinese che finisce per caso in campagna,
a documentarne la bruttezza, la primitività. Leggendolo dopo Olmi, “L’albero
degli zoccoli”, impressiona come la stessa umanità sia rappresentata al
negativo, la fatica, la famiglia, i figli, le donne. Si direbbe una lunga, violenta,
agonia.
È
probabilmente la pietra d’inciampo di quello che sarà con la fine della guerra
il neo realismo: i sentimenti dei semplici, nel linguaggio degli umili, non povero
ma di espressività limitata. Calvino ne dirà: “Ci eravamo fatta una linea,
ossia una specie di triangolo: I
Malavoglia, Conversazione in Sicilia, Paesi tuoi, da cui ripartire”. Ma questo
Pavese è molto sulla linea di Faulkner, con costrutti e locuzioni gergali,
dialettali, appena italianizzati, e di Verga “verista”. E se fa un racconto
sociale, è di denuncia e non di nostalgia o compiacimento – di denuncia degli “umili”,
di prostituzione e piccola delinquenza, oltre che del mondo contadino
selvaggio, Pavese va riletto.
Affiora
anche evidente il risentimento contro le donne, dopo il “tradimento” della “donna
dalla voce rauca”, per la quale era finito in carcere e poi al confino.
Un’edizione
molto rimpolpata. Con un “Ritratto di Cesare Pavese” di Asor Rosa, che ne fa
uno “scrittore manierista e datato” - Pavese “è rimasto un paesano”. Un’antologia
della critica. La cronologia della vita e le opere. E una nota al testo di Laura
Bay e Giuseppe Zaccaria.
Cesare
Pavese, Paesi tuoi, Einaudi, pp. 160
€ 10
Nessun commento:
Posta un commento