giovedì 16 settembre 2021

Ecobusiness

Non è del 40 per cento, come anticipato dal ministro dell’Innovazione Cingolani, ma del 50 l’aumento delle tariffe di gas e elettricità l’1 ottobre. Più del doppio dell’aumento del 20 per cento subito dimenticato ma che doveva scattare a luglio – il governo lo ha fiscalizzato in parte, limitando gli aumenti al 9 per cento per l’elettricità e al 15 per cento per il gas (è il prezzo della “materia energia”, che in bolletta annega in mezzo a una decina di voci diverse, trasporti, oneri di sistema, Iva, accise, probabilmente pro Calabria…).
È l’effetto dell’aumento del gas nelle forniture europee, russe e mediorientali di gas. Il cui costo è passato dai 6 euro a megawattora di maggio 2020, in pieno blocco delle attività, a  oltre 170 ieri 15 settembre – per l’Italia il passaggio è stato da 22 a 180 euro.
L’Italia, malgrado la politica preveggente di Eni-Snam, che ha praticamente imposto i consumi di gas in Italia, e cinquant’anni fa, in Europa, ha ora la bolletta più cara, bisogna remunerare gli importatori privati.
I costi della “materia energia” sono normalmente stabili – le variazioni, in più o in meno, sono di pochi punti percentuali. Ora si sconta il blocco dell’attività un anno e mezzo fa, contro la ripresa in corso a ritmi pre-covid, in Italia, in Europa e nel mondo.
Un terzo fattore del caro-energia è che il gas, benché disponibile in grandissime quantità, è diventato scarso come come per tutte le materie prime. La cui produzione era stata bloccata un anno e  mezzo fa, e ora di colpo è in grande richiesta. Il mondo fa ancora perno sulle miniere, sull’utilizzo dei materiali fossili.
Un peso, che si calcola pari a un quinto dell’aumento, ha anche il rincaro degli Est, e cioè il costo dell’emissione di CO2. Del “permesso” per l’immissione di CO2 – per la mancata riduzione dell’emissione di CO2 in risposta ai regolamenti via via più restrittivi. Un costo che dovrebbe esplodere ora con con l’obiettivo Ue di ridurre del 55 per cento le emissioni di CO2 nel 2030. Il prezzo, nel 2020 in media di 25 euro per permesso, era passato ieri a 61 euro.
Incidono sul prezzo del megawattora anche una serie di restrizioni all’approvvigionamento. La fuoriuscita dal mercato dei produttori dell’Olanda. L’interruzione delle forniture di gas liquefatto, che gli esportatori americani trovano più conveniente vendere in Asia. Norvegia e Russia esportano sempre meno, malgrado abbiano riserve ingenti, per il mancato rinnovo delle strutture di produzione e di trasporto, vecchie di quaranta e cinquant’anni. L’Italia, che ne ha riserve enormi, limita fortemente la produzione per timori ambientali.

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