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Il giallo (non) per ridere
La
mano sinistra di Lucarelli? E dei Manetti Bros.? Un tentativo, ormai all’ottavo
anno, di giallo comico, dove non si ride, e anzi si sbuffa. Che la Rai stessa ha
variamente bocciato, sospeso, posposto, ma che sempre si ripropone, a furia di
social – autogestiti? La “comicità” di Coliandro,
e della sua “squadra”, il soggettista-sceneggiatore e i registi riducono a
piccola goliardia: le due agenti Caterina Silva e Benedetta Cimatti che si esibiscono
alla lap - o pole – dance , insomma a
contorcersi nude al palo (non male peraltro, se il posteriore è il loro),
Coliandro che sente “l’omino” dentro di lui, Aurora De Zan (Chiara
Martegiani?), la figlia del commissario capo, che è una giudice sbalestrata,
sospesa, quasi condannata, e si diverte a tutte le specialità di pornhub al povero
Coliandro, mentre il babbo è in coma.
La
quarta stagione, benché molte promozionata, non smuove gli spettatori. L’idea di
Lucarelli, il giallo comico, doppiato dai Manetti Bros. con quello demenziale alla Blues Brothers, o più probabilmente di
periferia, alla Thomas Milian buonanima casinista, non appassiona: due milioni
gli spettatori, il 10 per cento della audience,
non molto per una produzione originale. Anche se molto al chiuso, in studio. Si
uccide e si fanno attentati, ma in un fiat. Il tempo trascorre tra umori e languori,
di Coliandro e di ogni altro. La suspense
è tutta nell’attesa, paziente, che le
interminabili digressioni si consumino. Perfino le scene di sesso, ce ne sono numerose,
insistite e differenziate, si guardano con la stessa attesa: quando finisce?
Nemmeno
Bologna è in bella vista, pochi e non lusinghieri i fermo-immagini
della location: i romanacci Manetti Bros e lo stesso Lucarelli, ne fanno un fondale
muto, e anonimo – tutto il contrario di Bologna.
Carlo
Lucarelli-Manetti Bors., L’ispettore
Coliandro, Rai 2
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