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La crisi è del debito, periodica
E anche questo governo, virtuoso e tutto,
arriva alla solita stretta, di tagli e tasse. Lo schema di quasi due secoli
ormai: si spende in allegria, per sei mesi, un anno, due, e si torna alla
quaresima, tagli e tasse. Senza mai uscire dallo schema perverso
dell’unificazione, del Piemonte tardigrado e retrogrado, potenza piccola e
presuntuosa. e dei punti irrisolti creati dall’Italia unita: la questione meridionale e il debito estero.
Creati da subito, due problemi, poi irrisolti, per centosessant’anni.
Parentesi. Si continua a dare la caccia
al borbonismo, al lazzaronismo, al Sud, e si trascura(no) la-e colpa-e del
Piemonte: la non politica di Vittorio Emanuele II, il suo fisco, suo o dei suoi
famigli, le gesta dei suoi generali, talmente imbecilli che fanno meraviglia
ancora oggi, ma la storia è la giaculatoria: Borboni e e altri Borboni. Non si
dice mai abbastanza delle colpe dell’unificazione. Del re Savoia, dei
Lamarmora, Cialdini, Rattazzi, della burocrazia piemontarda, pidocchiosa,
inerte, che ancora fa legge. Del beghinismo con le massonerie. Della guerra
civile fomentata, al Sud e contro il Sud, contro masse impoverite
a dismisura, e forzate all’emigrazione, fino a mezzo milione di persone,
l’anno. Anzi, non se ne dice niente – l’antistoria d’Italia è ferma a Cusin, quindi
a 73 anni fa. Chiusa parentesi.
L’Italia si finanziò per unificarsi a debito, e continua
a farlo. Tutto il paese chiudendo - per un’avventurata politica di potenza,
maldestra, suicida, ogni guerra puntualmente peraltro perdendo, con danni gravi sotto i Savoia, per scuola, salute e assistenza a chi non paga tasse nella Repubblica - nella morsa del debito. Con una crisi fiscale ogni pochi anni – più tagli
alle spese, che peraltro non si sono fatte, non si sanno fare, e più tasse. Con
disarticolazioni sociali anche gravi, anche se ormai abitudinarie, ed economiche.
Con soluzioni tanto irrisolutive quanto indiscriminate: non c’è governo che non parli di nuovi tagli e nuove tasse - ”la manovra”, “stringere la cinghia”.
Banche e banchieri volentieri prestano,
poi, dopo due-tre anni, dicono il debito insolvibile, e ne rincarano il costo.
Nuovi tagli e nuove tasse. Ogni due-tre
anni. Da oltre un secolo e mezzo –
la cosa faceva arrabbiare Cipolla, lo storico dell’economia, che ne ha rilevato
la cadenza periodica, che però non denunciava. La storia del debito è corposa e
inequivocabile, ma si trascura.
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