venerdì 24 settembre 2021

La crisi è del debito, periodica

E anche questo governo, virtuoso e tutto, arriva alla solita stretta, di tagli e tasse. Lo schema di quasi due secoli ormai: si spende in allegria, per sei mesi, un anno, due, e si torna alla quaresima, tagli e tasse. Senza mai uscire dallo schema perverso dell’unificazione, del Piemonte tardigrado e retrogrado, potenza piccola e presuntuosa. e dei punti irrisolti creati dall’Italia unita: la questione meridionale e il debito estero. Creati da subito, due problemi, poi irrisolti, per centosessant’anni.
Parentesi. Si continua a dare la caccia al borbonismo, al lazzaronismo, al Sud, e si trascura(no) la-e colpa-e del Piemonte: la non politica di Vittorio Emanuele II, il suo fisco, suo o dei suoi famigli, le gesta dei suoi generali, talmente imbecilli che fanno meraviglia ancora oggi, ma la storia è la giaculatoria: Borboni e e altri Borboni. Non si dice mai abbastanza delle colpe dell’unificazione. Del re Savoia, dei Lamarmora, Cialdini, Rattazzi, della burocrazia piemontarda, pidocchiosa, inerte, che ancora fa legge. Del beghinismo con le massonerie. Della guerra civile fomentata, al Sud e contro il Sud, contro masse impoverite a dismisura, e forzate all’emigrazione, fino a mezzo milione di persone, l’anno. Anzi, non se ne dice niente – l’antistoria d’Italia è ferma a Cusin, quindi a 73 anni fa. Chiusa parentesi.
L’Italia si finanziò per unificarsi a debito, e continua a farlo. Tutto il paese chiudendo - per un’avventurata politica di potenza, maldestra, suicida, ogni guerra puntualmente peraltro perdendo, con danni gravi  sotto i Savoia, per scuola, salute e assistenza a chi non paga tasse nella Repubblica - nella morsa del debito. Con una crisi fiscale ogni pochi anni – più tagli alle spese, che peraltro non si sono fatte, non si sanno fare, e più tasse. Con disarticolazioni sociali anche gravi, anche se ormai abitudinarie, ed economiche. Con soluzioni tanto irrisolutive quanto indiscriminate: non c’è governo che non parli di nuovi tagli e nuove tasse - ”la manovra”, “stringere la cinghia”.
Banche e banchieri volentieri prestano, poi, dopo due-tre anni, dicono il debito insolvibile, e ne rincarano il costo. Nuovi tagli e nuove tasse. Ogni due-tre anni. Da oltre un secolo e mezzo – la cosa faceva arrabbiare Cipolla, lo storico dell’economia, che ne ha rilevato la cadenza periodica, che però non denunciava. La storia del debito è corposa e inequivocabile, ma si trascura.

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