giovedì 9 settembre 2021

La cultura rinacque a Squillace

Nello stile agiografico che predilige, lo storico medievista prova a ricostruire vita e opere di un personaggio tanto grande quanto pubblico, ma rimasto in sonno per secoli. Per l’“età oscura”, come si suole dire, in cui visse? Con Roma regno dei barbari? Per l’origine, e la fine, marginale, a Squillace in Calabria? Per una disavvertenza della storiografia, a lungo laica? Per l’inesistenza, o insufficienza, dilettantismo, di una storiografia locale? Stante anche lo stato pietoso degli archivi, al di sotto di un certo parallelo. Fatto sta che Cassiodoro è il fondatore, nientemeno, della cultura medievale. Ed è uno dei “padri storici”, insieme con Benedetto da Norcia, del monachesimo occidentale – “Roma, i barbari e il monachesimo” è il sottotitolo del volume di Cardini. Nonché scrittore, in età, di “Varia”. Non libero (libertino) come sarà Eraamo, ma il genere, che sarà degli “adagia”, lo ha avviato Cassiodoro. L’esperienza di governo e le riflessioni letterarie raccogliendo, una volta abbandonati gli affari pubblici, in una sorta di diario, che chiamò appunto “Variae”.
L’esperienza monacale sperimentò e divulgò ritirandosi dagli affari pubblici nel 538, a conclusione della guerra gotica portata contro Roma da Giustiniano, con la sconfitta del regno ostrogoto di cui era stato il ministro, sotto Teodorico il Grande, Amalasunta, Atalarico e Teodato. Al paese natale, Squillace, dove costituì un centro di creatività e diffusione di quella che sarà la cultura medievale, chiamato Vivarium. Un centro non meno vivace del coevo Montecassino, che ispirò e gesti per metà buona sua vita attiva, morendo quasi centenario nel 580.
Franco Cardini, Cassiodoro il Grande, Jaca Book, remainders, pp. 171 € 7

Nessun commento:

Posta un commento