giovedì 30 settembre 2021

La passione si accende con l'estraneo

Titolo flaubertiano per una storia di amour fou. Personale, dell’autrice, Ernaux racconta in forma diaristica, il che la rende più piccante. Con un giovane russo – non proprio giovane, di 38 anni, ma glabro, come un ragazzo, oltre che alto, occhi verdi, biondiccio, mentre lei, se ha l’età della scrittrice, nel 1988 ne ha 48, e senza tacchi gli arriva al mento.
Una confessione? Si direbbe, per aggiungere al piccante degli incontri, ma non è così che avviene: il racconto è proprio flaubertiano, quasi casto. A parte il bisogno dei due amanti di vedersi, a date e ore e luoghi  incerti ma allora subito, per un anno circa. Lei scrittrice invitata nella Russia di Gorbacev, 1988, per turismo  e conferenze, lui accompagnatore-interprete. Con un po’ del mistero che accompagna(va) gli interpreti-guida russi, essendo anche spie.
La storia nasce a Leningrado, alla fine del viaggio della scrittrice, ma prosegue poi a Parigi, dove l’interprete è inviato, all’ambasciata, con generici compiti “culturali” – ma confessa: “Lavoro nella sicurezza, è complicato”. Lui telefona, in giorni e a ore imprevedibili, e lei entra in orgasmo, per sedute di torridi amplessi, da due a quattro ore. Quando non telefona, le manca.
Una storia vera? Un tentativo di uscire dal marchio Ernaux, dei grandi eventi che si dipanano attraverso  fili personali e familiari? Lei stessa non sa decidere, verso la fine del racconto, che cosa sta raccontando, perché non sa che storia ha vissuto: per tutto il rapporto “ho avuto l’impressione di vivere la mia passione sul modo romanzesco, ma non so ora su che modo la scrivo, se quello della testimonianza, o delle confidenze come se ne praticano nei giornali femminili, quello del manifesto o processo verbale, oppure del commento al testo”. 
Storia d’amore, di sesso, di una donna matura – “Lui mi fa dono del suo desiderio”. Lui, A., senza nome, è praticamente muto: lei sa che non sarà “mai sicura che di una cosa: il suo desiderio o la sua assenza di desiderio”. Anzi, di due. “Avevo il privilegio di vivere dall’inizio, costantemente, in tutta coscienza, quanto si finisce sempre per scoprire con stupore e sgomento: l’uomo che si ama è un estraneo”.
Per mettersi alla prova, la scrittrice protagonista si allontana, va a Firenze. Di cui racconta vivace, per variare e rimpolpare il racconto - con un solo errore,  piazza San Michelangelo invece di piazzale Michelangelo. Altro errore, veniale, fa a Padova, nel corso del suo viaggio rituale a Venezia, ogni anno o quasi, quando lui è già partito, attaccando “sulla parete della tomba di sant’Antonio” il ritratto di A., una foto sfocata, l’unico ricordo, come preghiera per un suo ritorno.   
Dal racconto è stato tratto il film “L’amante russo” (“Passione semplice” in originale), in concorso a Venezia. Pieno invece, questo, di scene bollenti.
Annie Ernaux, Passione semplice, Bur, pp. 80 € 8 


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