La realtà è meglio fantastica
Will
ragazzino scopre il mondo che gli scorre davanti, sula strada davanti al
mulino, dove cresce adottato, in fondo alla valle, un mondo specialmente di
forestieri, di turisti. Tutto si muove, anche i popoli emigrano. Non per “la
legge della domanda e dell’offerta”, come ci viene insegnato, per la curiosità:
“Le tribù che vennero in massa dal Nord e dall’Est, se anche furono spinte
innanzi da dietro dagli altri, furono attratte allo stesso tempo dall’influenza
magnetica del Sud e dell’Ovest”. E
quando i vecchi mugnai, presto, muoiono, continua a guardare il mondo. Anche il
parroco, che è venuto ad alloggiare per un periodo al mulino. Anche Marjory, al
figlia del parroco, che in un primo momento si propone di sposare. Libero di fantasticare.
L’idea di uscire dal villaggio gli viene, con Marjory, e con un giovane turista
piuttosto grasso che si ferma a conversare – e che lo dissuade: fantasticare la
realtà è più gradevole.
Una chicca, recuperata da Franca
Cavagnoli, pubblicata nel 1878 sul “Cornhill Magazine”, rimasta fuori da ogni
raccolta (in italiano – in originale è a seguire all’incompiuto, postumo,
Penguin “Weir of Hermiston”.
Robert Louis Stevenson, Will del Mulino, Adelphi, pp. 64 €
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