giovedì 16 settembre 2021

L'alcol triste di F. S. Fitzgerald

Un testo breve, una pagina della rivista, umoristico, e drammatico. Dal 1929 per dieci anni l’autore di “Tenera è la notte” – che pubblicherà solo nel 1934 – scrisse molti “pezzi” per la rivista newyorchese, pezzi brevi in prevalenza leggeri, o occasionali, di cose viste. Questo è il primo.
Già autore di quatro romanzi, compresi “”I belli e i dannati” e un piccolo libro intitolato “Il grande Gatsby”, Fitzgerald fa al debutto una breve storia delle sue bevute: “1913, i provocanti whisky Canadian Club al Susquehanna di Hackensack (F.S.F. aveva 17 anni, era minorenne, n.d.r.) – 1914, il Great Western Champagne alla Trent House in Trenton – 1915, il Borgogna frizzantino, il  whisky puro, poi gli Stinger…. Fino al 1929. “La sensazione che tutto il liquore è stato bevuto e tutto quello che può fare per qualcuno è stato sperimentato, e tuttavia – «Garçon (in francese, n.d.r..), uno Chablis Mouton1902, e per cominciare un piccola caraffa di vino rosé. Sì – grazie»”.
Un ricordo che appare strano per un autore non ancora quarantenne. Che non indulgeva nell’autofiction – se non attraverso i modi e vezzi di classe e sociali. Ma una testimonianza, e come una premonizione: F. S. Fitzgerald già aveva problemi di alcolismo.
La lettura è svelta e allegra, ma un sospetto di malinconia è insopprimbile.
F.Scott Fitzgerald,
A Short Autobiography, “The New Yorker”, free online 

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