martedì 14 settembre 2021

Letture - 467

letterautore 

A Filippi - Marco Giunio Bruto - poi, dopo l’adozione da parte di uno zio materno, per questione di eredità, Quinto Servilio Cepione Bruto – che Cesare morente sotto le pugnalate apostroferà “tu quote, fili mi”, per via di una relazione da lui avuta con Servilia, la madre di Bruto, giovane, bella e potente, di suo oratore, filosofo, senatore della Repubblica, fu tormentato a lungo dopo la morte di Cesare dalla visione di uno spirito che lo minacciava di rivedersi a Filippi – Plutarco, “Dione e Bruto”. 
 
Calvino
– “I romanzieri che antologizzò e commentò sono Cervantes, Defoe, Swift, Manzoni, Nievo, Stevenson; e si intuisce subito perché non Balzac né Dostoevskij e Mann: il realismo sociale e morale, politico e introspettivo lo attiravano poco, gli bastava Manzoni” – Alfonso Berardinelli, “Autori e trame (di)spiegati da Calvino, “Il Sole 24 Ore Domenica”.
 
Capra
– C’era una via della Capra, Ziegenstrasse, in ogni abitato della Germania – usava in famiglia  (anche in Italia, fino al dopoguerra) il latte di capra appena munto, dal gregge che passava per strada. Resta famosa la Ziegenstrasse di Norimberga..   
 
Céline
– In italiano può suonare genovese. Almeno quello tradotto da Caproni, “genovese dì adozione”, cioè “Morte a credito”. Lo rileva sul “Robinson” un lettore, che, pur genovese, trova l’uso “singolare”- Roberto Cozzolino ne elenca alcuni: da abbrancare (afferrare) a bacan (padrone), da cancarone (vino pessimo) a lerfie (labbra), da pescetti (muscoli) a ‘n assidoro e ‘n accidente, “che mia nonna pronunciava ‘n assidente”.
 
“Cuore”
– “È il libro meno cattolico della letteratura italiana”, Marcello Fois in dialogo con A.Yehoshua su “La Lettura”. Si direbbe il contrario, non è libro dei buoni sentimenti? Yehoshua lo dice un libro “molto italiano”, cioè cattolico.
Per Fois “Cuore”  non è cattolico perché “i preti non compaiono, non c’è il crocefisso in classe, non si prega”. Cioè, Fois non è mai stato in una scuola cattolica – o la memoria si perde presto.. 
 
Dante
– Il segreto di Dante, della “Commedia”? “Dentro c’è tutto: la poesia, l’avventura, il mistero, l’amore, la morte, l’ironia. Per essere un testo di 700 anni fa, è davvero moderno”. È la ricetta semplice di Lorenzo Baglioni, “cantante, divulgatore e conduttore televisivo”, in conversazione con “Geronimo Stilton”, Elisabetta Dami. “E poi”, aggiunge Baglioni, “secondo me c’è anche una questione di suono; le terzine dantesche, scritte in quel meraviglioso toscano del 1300, hanno una musicalità irresistibile. È come una canzone senza musica”.  Una musicalità che il maestro Muti spiega avviando a Ravenna la chiusura del settimo centenario della morte: gli endecasillabi della “Divina Commedia” “sono già di per sé musica. Nel paradiso, dove siamo in una difficile zona metafisica, teologica e rarefatta, l’articolazione dei versi è musicale. La musica non si deve comprendere, ti rapisce e ti conquista: sanza intender l’inno, dice Dante”.
 
Anche “Geronimo Stilton” si cimenta con Dante per ragazzi. Con “Il mio amico Dante”, una storia  per ridere, e ora una sua “Divina Commedia”. Dante ride, annota pure Aldo Cazzullo, suo fresco biografo, in dialogo con i lettori sul “Corriere della sera”: “Era capace di ridere, anche di se stesso; ad esempio si prende in giro quando nel Purgatorio racconta l’incontro con il vicino di casa, Bevacqua, il più pigro dei fiorentini, tanto quanto lui era alacre”.  
 
Fascisti
– Massimo Raffaeli fa Moravia antifascista, sul “Venerdì di Repubblica”, odiatissimo dai  fascisti: “Non è un caso che l’autore di ‘Gli Indifferenti’ sia stato sempre detestato, vilipeso, dalla borghesia italiana e dalla cosiddetta maggioranza silenziosa, cioè dalla classe sociale che nel fascismo si è riconosciuta”. Moravia vilipeso? Dai borghesi italiani, romani, che stravedevano per lui? La maggioranza silenziosa fascista – la maggioranza silenziosa è nozione milanese, anni 1970, contro il sinistrismo filo-terrorista del “Corriere della sera”? Nel fascismo era rumorosa.
Nello stesso articolo, lo stesso Raffaeli ascrive al fascismo i giovani degli anni 1930 che poi sono diventati grandi scrittori pilastri della Repubblica: Bilenchi, Vittorini, Brancati, Berto , e Giose Rimanelli – “il cui ‘Tiro al piccione’ fu doppiato da un bellissimo film di Giuliano Montaldo”, il comunista senza tessera. E Spadolini, e Scalfari, e Camilleri, e chiunque scrivesse. Sul fascismo c’è un po’ di confusione.  
 
Italiano
– È lingua “musicale” in senso proprio. Sia nell’agogica, l’indicazione della velocità di una composizione musicale, via via nei suoi movimenti, andante, andante con moto, allegro moderato… Sia nella dalla dinamica, che invece, contrariamente al senso della parola, dà le variazioni delle intensità sonore, piano, pianissimo…Agogica e dinamica si danno italiano prevalentemente perché molte convenzioni musicali tra Cinque e Seicento ebbero origini italiane – altri termino sono tedeschi (che spesso si sovrappongono e tendono a sostituirsi, in Germania e Centro Europa – non ché nell’Inghilterra tedescofila – alle italiane) e francesi, con qualche latino e qualche spagnolo.
 
Lucciole
Johanniswürmchen in tedesco, vermetti di san Giovanni, perché si manifesta(va)no numerose la notte di san Giovanni.
 
Pound – “Un noioso artigiano”  per il Vecchio Sporcaccione “Hank”, Charles Bukowski, “Storie di ordinaria follia”, 141 – di suo in realtà un poeta, di migliaia di componimenti: “Ezra mi ha sempre annoiato”, confida Hank a una amica di letto occasionale: “Sul serio. Ci lavora troppo  duramente. Troppo serio, troppo istruito, e alla fine è diventato un noioso artigiano”.
 
Pseudonimo – D’obbligo nell’Ottocento per le donne scrittrici inglesi – non per le scrittrici italiane, né per le francesi. Di romanzi e anche di altre cose. Mary Ann Evans si firmava George Eliot. Le sorelle Bront  Emily, Charlotte e Anne, si firmavano “Bell”: Currer, Ellis e Acton Bell.

Risus paschalis – Usavano durante la Quaresima, in vicinanza della Pasqua, storielle spinte raccontate dal pulpito dai predicatori. L’uso era specialmente diffuso in Germania. Lichtenberg lo ricorda nella “Miscellanee”, scandalizzato – la pratica era in uso nelle aree cattoliche. Per tuto il Settecento fu in uso nel Germania meridionale, Svevia e Baviera, un repertorio di storielle spinte a uso dei predicatori, in latino e in tedesco, fu pubblicato nel 1698 da Andreas Stobl, prete cattolico, parroco e predicatore, “Ovum paschale novum Oder Neugefärbte Oster-Ayr”, sottotitolo: “quaranta storie spiritose”.
La teologa Maria Caterina Jacobelli ne analizzava la pratica nel 1990, in uno studio ora ripreso con nuovo titolo, “Il Risus Paschalis e il fondamento teologico del piacere sessuale”, trovando non bizzarro che “per secoli, nei paesi di lingua tedesca, durante la messa di Pasqua il sacerdote suscitava l’ilarità dei fedeli dicendo e facendo vere e proprie sconcezze dall’altare”. Dio gode.  

Scene d’addio – Schiller ne è considerato maestro. Nei “Masnadieri” atto IV, nella “Pulzella d’Orleans” al prologo, nella “Maria Stuarda” all’atto V.

Trattino – Derivato dall’inglese, il segno ortografico è stato introdotto in Italia da Ugo Foscolo nel 1813, nella traduzione di Sterne, “A Sentimental Journey through France and Italy”, del1768), che ne fa largo uso.
Il tedesco distingue due Strich, trattini: il Gedankenstrich, “trattino di pensiero”, un segno sospensivo, analogo ai punti di sospensione. E un Bindenstrich, trattino di collegamento, breve, con valore connettivo. Di entrambi è l’uso in italiano, senza nome specifico.

Viaggio – Su legge molta letteratura di viaggi, per esempio nella bellissima collana che Rubbettino dedica alla Calabria, come le corrispondenze di molti inviati di giornali – come si leggevano le corrispondenze degli inviati speciali. Molti dei quali viaggiavano per i grandi alberghi, e si limitavano a riscrivere (copiare) quanto era stato già scritto: una moltiplicazione dei luoghi comuni. Cin qualche infiorettatura nuova, ma nella sostanza luoghi comuni.

letterautore@antiit.eu

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