Letture - 467
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A Filippi - Marco Giunio
Bruto - poi, dopo l’adozione da parte di uno zio materno, per questione di
eredità, Quinto
Servilio Cepione Bruto – che Cesare morente sotto le
pugnalate apostroferà “tu
quote, fili mi”, per via di una relazione da lui avuta con Servilia, la madre di
Bruto, giovane, bella e potente, di suo oratore, filosofo, senatore della
Repubblica, fu tormentato a lungo dopo la morte di Cesare dalla visione di uno
spirito che lo minacciava di rivedersi a Filippi – Plutarco, “Dione e
Bruto”.
Calvino – “I romanzieri
che antologizzò e commentò sono Cervantes, Defoe, Swift, Manzoni, Nievo, Stevenson;
e si intuisce subito perché non Balzac né Dostoevskij e Mann: il realismo
sociale e morale, politico e introspettivo lo attiravano poco, gli bastava
Manzoni” – Alfonso Berardinelli, “Autori e trame (di)spiegati da Calvino, “Il
Sole 24 Ore Domenica”.
Capra – C’era una via della Capra,
Ziegenstrasse, in ogni abitato della Germania – usava in famiglia (anche in Italia, fino al dopoguerra) il
latte di capra appena munto, dal gregge che passava per strada. Resta famosa la
Ziegenstrasse di Norimberga..
Céline – In italiano
può suonare genovese. Almeno quello tradotto da Caproni, “genovese dì adozione”,
cioè “Morte a credito”. Lo rileva sul “Robinson” un lettore, che, pur genovese,
trova l’uso “singolare”- Roberto Cozzolino ne elenca alcuni: da abbrancare (afferrare) a bacan (padrone), da cancarone (vino pessimo) a lerfie
(labbra), da pescetti (muscoli) a
‘n assidoro e ‘n accidente, “che mia
nonna pronunciava ‘n assidente”.
“Cuore” – “È il libro
meno cattolico della letteratura italiana”, Marcello Fois in dialogo con
A.Yehoshua su “La Lettura”. Si direbbe il contrario, non è libro dei buoni
sentimenti? Yehoshua lo dice un libro “molto italiano”, cioè cattolico.
Per
Fois “Cuore” non è cattolico perché “i preti
non compaiono, non c’è il crocefisso in classe, non si prega”. Cioè, Fois non è
mai stato in una scuola cattolica – o la memoria si perde presto..
Dante – Il segreto di Dante, della
“Commedia”? “Dentro c’è tutto: la poesia, l’avventura, il mistero, l’amore, la
morte, l’ironia. Per essere un testo di 700 anni fa, è davvero moderno”. È la
ricetta semplice di Lorenzo Baglioni, “cantante, divulgatore e conduttore
televisivo”, in conversazione con “Geronimo Stilton”, Elisabetta Dami. “E poi”,
aggiunge Baglioni, “secondo me c’è anche una questione di suono; le terzine
dantesche, scritte in quel meraviglioso toscano del 1300, hanno una musicalità
irresistibile. È come una canzone senza musica”. Una musicalità che il maestro Muti spiega avviando
a Ravenna la chiusura del settimo centenario della morte: gli endecasillabi della
“Divina Commedia” “sono già di per sé musica. Nel paradiso, dove siamo in una
difficile zona metafisica, teologica e rarefatta, l’articolazione dei versi è
musicale. La musica non si deve comprendere, ti rapisce e ti conquista: sanza intender l’inno, dice Dante”.
Anche
“Geronimo Stilton” si cimenta con Dante per ragazzi. Con “Il mio amico Dante”,
una storia per ridere, e ora una sua
“Divina Commedia”. Dante ride, annota pure Aldo Cazzullo, suo fresco biografo, in
dialogo con i lettori sul “Corriere della sera”: “Era capace di ridere, anche
di se stesso; ad esempio si prende in giro quando nel Purgatorio racconta l’incontro
con il vicino di casa, Bevacqua, il più pigro dei fiorentini, tanto quanto lui
era alacre”.
Fascisti – Massimo Raffaeli
fa Moravia antifascista, sul “Venerdì di Repubblica”, odiatissimo dai fascisti: “Non è un caso che l’autore di ‘Gli
Indifferenti’ sia stato sempre detestato, vilipeso, dalla borghesia italiana e
dalla cosiddetta maggioranza silenziosa, cioè dalla classe sociale che nel fascismo
si è riconosciuta”. Moravia vilipeso? Dai borghesi italiani, romani, che
stravedevano per lui? La maggioranza silenziosa fascista – la maggioranza
silenziosa è nozione milanese, anni 1970, contro il sinistrismo filo-terrorista
del “Corriere della sera”? Nel fascismo era rumorosa.
Nello
stesso articolo, lo stesso Raffaeli ascrive al fascismo i giovani degli anni
1930 che poi sono diventati grandi scrittori pilastri della Repubblica:
Bilenchi, Vittorini, Brancati, Berto , e Giose Rimanelli – “il cui ‘Tiro al
piccione’ fu doppiato da un bellissimo film di Giuliano Montaldo”, il comunista
senza tessera. E Spadolini, e Scalfari, e Camilleri, e chiunque scrivesse. Sul
fascismo c’è un po’ di confusione.
Italiano – È lingua
“musicale” in senso proprio. Sia nell’agogica, l’indicazione della velocità di
una composizione musicale, via via nei suoi movimenti, andante, andante con
moto, allegro moderato… Sia nella dalla dinamica, che invece, contrariamente al
senso della parola, dà le variazioni delle intensità sonore, piano,
pianissimo…Agogica e dinamica si danno italiano prevalentemente perché molte
convenzioni musicali tra Cinque e Seicento ebbero origini italiane – altri
termino sono tedeschi (che spesso si sovrappongono e tendono a sostituirsi, in
Germania e Centro Europa – non ché nell’Inghilterra tedescofila – alle
italiane) e francesi, con qualche latino e qualche spagnolo.
Lucciole – Johanniswürmchen in tedesco, vermetti di
san Giovanni, perché si manifesta(va)no numerose la notte di san Giovanni.
Pound – “Un noioso artigiano” per il Vecchio Sporcaccione “Hank”, Charles
Bukowski, “Storie di ordinaria follia”, 141 – di suo in realtà un poeta, di
migliaia di componimenti: “Ezra mi ha sempre annoiato”, confida Hank a una
amica di letto occasionale: “Sul serio. Ci lavora troppo duramente. Troppo serio, troppo istruito, e alla
fine è diventato un noioso artigiano”.
Pseudonimo – D’obbligo
nell’Ottocento per le donne scrittrici inglesi – non per le scrittrici
italiane, né per le francesi. Di romanzi e anche di altre cose. Mary Ann Evans
si firmava George Eliot. Le sorelle Bront
Emily, Charlotte e Anne, si firmavano “Bell”:
Currer, Ellis e Acton Bell.
Risus paschalis – Usavano durante la Quaresima,
in vicinanza della Pasqua, storielle spinte raccontate dal pulpito dai
predicatori. L’uso era specialmente diffuso in Germania. Lichtenberg lo
ricorda nella “Miscellanee”, scandalizzato – la pratica era in uso nelle aree
cattoliche. Per tuto il Settecento fu in uso nel Germania meridionale, Svevia e
Baviera, un repertorio di storielle spinte a uso dei predicatori, in latino e
in tedesco, fu pubblicato nel 1698 da Andreas Stobl, prete cattolico, parroco e
predicatore, “Ovum paschale novum Oder Neugefärbte Oster-Ayr”, sottotitolo:
“quaranta storie spiritose”.
La teologa Maria Caterina Jacobelli ne
analizzava la pratica nel 1990, in uno studio ora ripreso con nuovo titolo, “Il
Risus Paschalis e il fondamento teologico del piacere sessuale”, trovando non
bizzarro che “per secoli, nei paesi di lingua tedesca, durante la messa di Pasqua
il sacerdote suscitava l’ilarità dei fedeli dicendo e facendo vere e proprie
sconcezze dall’altare”. Dio gode.
Scene d’addio – Schiller ne è considerato maestro. Nei “Masnadieri”
atto IV, nella “Pulzella d’Orleans” al prologo, nella “Maria Stuarda” all’atto
V.
Trattino – Derivato dall’inglese, il segno ortografico è stato introdotto in Italia
da Ugo Foscolo nel 1813, nella traduzione di Sterne, “A Sentimental Journey through
France and Italy”, del1768), che ne fa largo uso.
Il
tedesco distingue due Strich, trattini: il Gedankenstrich,
“trattino di pensiero”, un segno sospensivo, analogo ai punti di sospensione. E
un Bindenstrich, trattino di
collegamento, breve, con valore connettivo. Di entrambi è l’uso in italiano,
senza nome specifico.
Viaggio – Su legge molta letteratura di viaggi, per esempio nella bellissima collana
che Rubbettino dedica alla Calabria, come le corrispondenze di molti inviati di
giornali – come si leggevano le corrispondenze degli inviati speciali. Molti
dei quali viaggiavano per i grandi alberghi, e si limitavano a riscrivere
(copiare) quanto era stato già scritto: una moltiplicazione dei luoghi comuni.
Cin qualche infiorettatura nuova, ma nella sostanza luoghi comuni.
letterautore@antiit.eu
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