lunedì 27 settembre 2021

Letture - 468

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Augusto – Sacro, venerabile - da augur, augure, “consacrato”? O l’“accrescitore” della città, poi del regno, con le sue conquiste – da augeo? O traduzione latina del greco Sebastòs, venerabile, già in uso in Oriente per indicare la divinità, e i sovrani di rilievo, innalzati al rango di divinità alla morte?
 
Autobio
– “Io, sempre la stessa, generata mille volte da questo io, tuttavia”, Annie Ernaux annota nel diario a Venezia nel 1988, nei luoghi dove era stata in viaggio di nozze venticinque anni prima, ora sola, divorziata. E tre anni più tardi, sempre a Venezia: “Non c’è differenza qui tra la mia vita e un romanzo: i personaggi continuano a vivere in qualche posto. Noi passeremo sulla terra…”.

Bovarismo – Tabucchi lo nobilita (“Elogio della letteratura”, in “Di tutto resta un poco”) come “amore non di un’altra persona ma dell’amore”: “Il bovarismo esisteva rima di Emma Bovary: il genio di Flaubert l’ha formulato in letteratura. Flaubert non ha inventato il bovarismo, l’ha semplicemente scoperto”.

Calcio – Gramsci ne fa la celebrazione in un articolo sull’“Avanti!” il 16 agosto 1918, “Il foot-ball e lo scopone” – il calcio opponendo allo scopone, attività arretrata e poltrona: “Osservate una partita di foot-ball: essa è un modello della società individualistica: vi si esercita l’iniziativa, ma essa è definita dalla legge; le personalità vi si distinguono gerarchicamente, ma la distinzione avviene non per carriera, ma per capacità specifica; c’è il movimento, la gara, la lotta, ma esse sono regolate da una legge non scritta, che si chiama «lealtà», e viene continuamente ricordata dalla presenza dell’arbitro. Paesaggio aperto, circolazione libera dell’aria, polmoni sani, muscoli forti, sempre tesi all’azione”. Un’anamnesi perfetta, del calcio, della sua attrattiva.
 
Italo Calvino – Il successo internazionale di Calvino è dovuto alla sua traducibilità, stima Jumpha Lahiri in un saggio sullo scrittore, su “La Lettura” dell’altra domenica. È un complimento? Lahiri propende per il sì, avendo dato da tradurre ai suoi studenti a Princeton un racconto breve di Calvino accolto da loro con entusiasmo, e considerando la vita stessa di Calvino, “sempre divisa”, tar Cuba e l’Italia, l’Italia e Parigi, con New York nel cuore, il melting pot per eccellenza. Traduttore lui stesso, aggiunge, di Queneau – “ma aggiungerei che anche le ‘Fiabe italiane’, raccolte e riprodotte da lui fossero una specie di traduzione”. E considerando infine “la sua passione per gli autori stranieri: la scoperta determinante da ragazzo di Rudyard Kipling, la tesi di laurea su Conrad, autore tra l’ara che scrive in una lingua straniera, e l’amicizia e la collaborazione con Pavese e Vittorini, due autori-traduttori-editori come lui”.

Endecasillabo – “L’endecasillabo aiuta a riprendere ritmo”, spiega sul “Sole 24 Ore Domenica” il linguista Lorenzo Tomasin, presentando il “Manualetto di metrica italiana” del filologo romanzo comparatista Di Girolamo - una disciplina che faceva parte dell’insegnamento medio ma da tempo è desueta. Un tentativo di messinscena questa estate – per gli eventi estivi di Santa Domenica, a Capo Vaticano - di episodi della “Odissea” di Katzantzakis, tradotta da Crocetti, è risultato arduo da mandare a mente e ricordare recitando. Impresa compiuta solo con sottolineature musicali, per suscitare un’armonia di fondo.

Collera – Si annida nella cistifellea, secondo Ippocrate: nella bile gialla. Da qui il soggetto cholericus: magro, logorroico, avido di onori, e irascibile.

Editori - Si moltiplicano nel decennio. Gli editori a stampa, quindi con investimento reale, in carta, tipografia, distribuzione – non editori online. Giuliano Vigini trascrive su “La Lettura” i dati dell’Anagrafe di Alice (Italia, Canton Ticino, Città del Vaticano, Repubblica si San Marino). Nel 2011 gli editori censiti erano 9.738. Cinque ani dopo erano saliti a 16.484, due terzi in più, il 69,3 per cento. Oggi sono  22.231, un terzo in più rispetto al 2016, il 34,8 per cento.

Hemingway - Bukowski (“Storie di ordinaria follia”, 304-5) aveva la migliore redazione della vecchia tesi del suicidio per mancanza di ispirazione: “Dicevano che ero matto”, fa dire al “vecchio Ernie” in “strade notturne di pazzia”, “che mi immaginavo le cose, dentro e fuori del manicomio, dicevano che mi immaginavo che il telefono fosse controllato, che mi immaginavo che la Cia mi stesse alle calcagna…. A dire il vero, avevo un doposbronza micidiale, e sapevo di aver toppato. E quando hanno preso sul serio IL VECCHIO E IL MARE sapevo che il mondo era un mondo marcio” Essendo tornato al suo vecchio stile, ma artefatto: “Lo so che era artefatto, e mi hanno dato IL PREMIO, e mi stavano alle calcagna. La vecchiaia mi piombava addosso. Ciondolavo per casa bevendo come un vecchio scorreggione, che raccontava storie stantie a chiunque volesse ascoltarle. H dovuto farm saltare le cervella”.  

Italia – “L’Italia non è tanto vasta, ma è profonda. Basta scavare un metro e si trovano strati, strutture longobarde, e sotto romane, sotto greche, sotto l’età del ferro e via così” – Vinicio Capossela, con Fabio Genovesi, “La Lettura”.

Librite-Libridine – Un lungo articolo su “The Atlantic” del 14 settembre, “Ebooks are an Abomination”,
https://www.theatlantic.com/books/archive/2021/09/why-are-ebooks-so-terrible/620068/
di Ian Bogost, professore alla Washington University di Media Studies, e disegnatore di videogames, uno che vive dello schermo. parte chiedendo: “Avete forse notato che gli ebooks sono terribili”. Ma non si sa perché – “io stesso”, scrive l’articolista, “non lo so, forse è snobberia”. Poi ci ripensa, e lega il libro ala lettura. All’esperienza di “leggere”: che cosa è leggere. Facile dire che i libri sono qualcosa da leggere, ma che cosa è leggere? La parola è “praticamente inutile, pleonastica, si legge sempre, di tutto, ovunque. Nel nostro caso però è legata alla bookiness, alla libritudine. E che cosa è la libritudine? Il libro esiste da così tanto tempo, e in così tante forme, che è difficile rinunciarvi. Tutto cambia, tutto è cambiato nei millenni, e ora più rapidamente proprio nel campo delle parole e delle immagini, ma il libro è rimasto sostanzialmente lo stesso, perché è legato ala memoria.

Paradiso della sinistra – Stimolato da un connivente Failoni per gli ottant’ani, Salvatore Accardo evoca i “momenti felici” con Abbado, Nono, Berio, Pollini, e Renzo Piano, in Sardegna, a Capo Caccia – “li aveva casa Claudio, io a Capo Testa. Quando all’orizzonte vedevo arrivare la barca di Renzo,  Aguaviva…”. Un gruppo d’eccezione. Tutti eminenti di sinistra – Accardo non cita altri, con cui pure ha lavorato molto, in sintonia. Un iperuranio, che però non suscita simpatia (empatia?): noblesse oblige.

Svenimenti – In uso, nella vita e nei romanzi, nel Sette-Ottocento, poi non più. Solo di donne – raro di uomini, e in questo caso indici di complicazioni (malattia, morte, tradimento).

letterautore@antiit.eu

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