L’Occidente preda dell’islam
Cosa resta dell’11 Settembre? Una sconfitta.
Brutta, e forse epocale: l’Occidente potrebbe essere passato sotto il giogo dell’islam,
in casa e fuori, all’ombra dei suoi falsi amici, Pakistan e principati arabi. Una
sconfitta culturale, innescata dall’attacco militare, ma ben politica: i
mussulmani, benché piccola minoranza, sono all’offensiva in Europa e in America,
imponendo i linguaggi, e prendendosi il potere, politico ed economico, dal calcio alla finanza. Il Libano, un paese biconfessionale, ne è la prova. Approfittando delle opportunità e le garanzie che la democrazia offre, senza un impegno di accettazione sincero, della duplicita facendo anzi norma.
Si chiede Michael Walzer dell’11
Settembre: “Perché ci odiavano? Che cosa rappresentavamo? Quali erano i nostri
valori? Ed era giusto combattere per difenderli?” Una lettura disfattista, per
essere Walzer uno studioso della guerra: come se la guerra fosse colpa dell’aggredito.
Senza porsi la domanda essenziale: perché un terrorismo che si dice – si diceva,
un po’ sì è rotto i denti - ispirato da Maometto colpisce chi i maomettani
onora e privilegia e non i principati corrotti e crapuloni del maomettanesimo.
“Il
terrorismo ha fallito” – Boris Johnson? No, il terrorismo non ha fallito. Ha
fatto fare passi giganteschi ai mussulmani in Europa e in America. E domina le
coscienze, si fa per dire, del mondo mussulmano: l’11 Settembre vi è una data
memorabile, anche se non ci celebra più nelle piazze, la taqyia imponendo l’ipocrisia, la falsa condanna. Al Qaeda e ls non
sono gli “Assassini” del Vegliardo della Montagna, di cui favoleggiavano i Crociati,
quelli che attaccavano i “corrotti della terra”, cioè i cattivi mussulmani. Istruiti
e muniti dalle potenze arabe corrotte, attaccano l’Occidente, sul terreno e nei
valori.
Non è questa una rappresentazione alla Houellebecq.
Non è prevenuta: un altro islam si è conosciuto, fino all’insorgere, sono trent’anni
ormai, di questo terrorismo “crociato”, in Europa e nei Paesi arabi più
democratici, in Algeria soprattutto, dove ha fatto mezzo milioni di morti, e
all’insegna delle “primavere arabe” in Egitto e Tunisia. Ma lo è, radicale: bisogna
dire le cose come stanno.
L’islam è all’attacco in Europa e in America.
All’ombra del terrorismo, che a parole finge di condannare. Se ne serve per
pretendere di più e di meglio: posti, cariche, e accettazione – mentre non smette
la duplice appartenenza, e anzi la pretende (un pakistano la regina lo farà
pure Lord ma si vorrà sempre pakistano). Un terrorismo che, stranezza, non si
applica alle sue classi dirigenti corrotte, ladre, incapaci, e alla povertà così
diffusa in paesi “ricchi” come l’Iraq, l’ Iran, la Libia. All’attacco in un Occidente
che non si sa difendere – non ci pensa, fa di tutto per non farlo pensare.
Sempre rimproverandosi, assurdo, la cattiva coscienza – ma chi ha offeso chi
nella storia?
L’America si autoflagella per il ritiro
dall’Afghanistan, che era la sola cosa sensata da fare: perché aiutare chi non
vuole aiutarsi - si sono presi i dollari, e ne hanno riso? Ma non fa, dopo venti
anni, il processo agli attentatori dell’11 Settembre.
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