sabato 11 settembre 2021

L’Occidente preda dell’islam

Cosa resta dell’11 Settembre? Una sconfitta. Brutta, e forse epocale: l’Occidente potrebbe essere passato sotto il giogo dell’islam, in casa e fuori, all’ombra dei suoi falsi amici, Pakistan e principati arabi. Una sconfitta culturale, innescata dall’attacco militare, ma ben politica: i mussulmani, benché piccola minoranza, sono all’offensiva in Europa e in America, imponendo i linguaggi, e prendendosi il potere, politico ed economico, dal calcio alla finanza. Il Libano, un paese biconfessionale, ne è la prova. Approfittando delle opportunità e le garanzie che la democrazia offre, senza un impegno di accettazione sincero, della duplicita facendo anzi norma.
Si chiede Michael Walzer dell’11 Settembre: “Perché ci odiavano? Che cosa rappresentavamo? Quali erano i nostri valori? Ed era giusto combattere per difenderli?” Una lettura disfattista, per essere Walzer uno studioso della guerra: come se la guerra fosse colpa dell’aggredito. Senza porsi la domanda essenziale: perché un terrorismo che si dice – si diceva, un po’ sì è rotto i denti - ispirato da Maometto colpisce chi i maomettani onora e privilegia e non i principati corrotti e crapuloni del maomettanesimo.
 “Il terrorismo ha fallito” – Boris Johnson? No, il terrorismo non ha fallito. Ha fatto fare passi giganteschi ai mussulmani in Europa e in America. E domina le coscienze, si fa per dire, del mondo mussulmano: l’11 Settembre vi è una data memorabile, anche se non ci celebra più nelle piazze, la taqyia imponendo l’ipocrisia, la falsa condanna. Al Qaeda e ls non sono gli “Assassini” del Vegliardo della Montagna, di cui favoleggiavano i Crociati, quelli che attaccavano i “corrotti della terra”, cioè i cattivi mussulmani. Istruiti e muniti dalle potenze arabe corrotte, attaccano l’Occidente, sul terreno e nei valori.
Non è questa una rappresentazione alla Houellebecq. Non è prevenuta: un altro islam si è conosciuto, fino all’insorgere, sono trent’anni ormai, di questo terrorismo “crociato”, in Europa e nei Paesi arabi più democratici, in Algeria soprattutto, dove ha fatto mezzo milioni di morti, e all’insegna delle “primavere arabe” in Egitto e Tunisia. Ma lo è, radicale: bisogna dire le cose come stanno.
L’islam è all’attacco in Europa e in America. All’ombra del terrorismo, che a parole finge di condannare. Se ne serve per pretendere di più e di meglio: posti, cariche, e accettazione – mentre non smette la duplice appartenenza, e anzi la pretende (un pakistano la regina lo farà pure Lord ma si vorrà sempre pakistano). Un terrorismo che, stranezza, non si applica alle sue classi dirigenti corrotte, ladre, incapaci, e alla povertà così diffusa in paesi “ricchi” come l’Iraq, l’ Iran, la Libia. All’attacco in un Occidente che non si sa difendere – non ci pensa, fa di tutto per non farlo pensare. Sempre rimproverandosi, assurdo, la cattiva coscienza – ma chi ha offeso chi nella storia?
L’America si autoflagella per il ritiro dall’Afghanistan, che era la sola cosa sensata da fare: perché aiutare chi non vuole aiutarsi - si sono presi i dollari, e ne hanno riso? Ma non fa, dopo venti anni, il processo agli attentatori dell’11 Settembre.

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