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Un viaggio per ridere
Un
racconto umoristico, come è nella vena di Jean Paul, ma controcorrente. Dopo
le sconfitte di Austerlitz (Russia e Austria) e Jena (Prussia), col trattato di
Tilsit la Prussia è dimezzata, a favore di una Confederazione Renana
filo-francese, e Jean Paul redige una “Predica della pace” in cui apprezza il
nuovo ordinamento. Alienandosi il governo prussiano - mentre si stabilisce a
Bayreuth… – e Fichte. Contemporaneamente si prende in giro, sotto le vesti di
un “predicatore di campo” (cappellano militare protestante) che va a
Flätz-Bayreuth in cerca di occupazione. IL tutto commentato da una serie di
note sparse - graficamente sparse, la numerazione è disordinata - e irrelate al
testo: digressioni, riflessioni, agudezas,
satire. Un testo e un autore che piaceva molto a Carlo Dossi, a Gadda, che
tentò inutilmente di tradurlo, ma lo incorona ne “suo” libro, “La cognizione
del dolore”, e a Italo Svevo – Svevo, dice Borso, “replicò ai limiti del plagio
il finale dell’amatissimo ‘Viaggio’ nel finale della ‘Coscienza di Zeno’”.
Note
satiriche, giochi di parole (mal caduto
per mal caduco, gli arresti “giaciliari”
la notte con la moglie…) , e un viaggio per nulla, giusto per descrivere e
agire i compagni occasionali che salgono e scendono dalla vettura. La vena di
Jean Paul, qui più che altrove, è rabelaisiana, dello scherzo, compresa l’autoflagellazione.
Il predicatore-cappellano cammina con un ombrello ripiegato paratonnerre, parafulmine, ha una moglie
che si chiama Teutoberga, come una regina Theutberg di Lotaringia, ma anche
come la foresta di Teutoburgo, dove Arminio sconfisse i Romani nel 9 d.C.,
quando cavalca si sforza di cadere, e quando va a dormire comincia col legare l’alluce
al letto, per evitare il sonnambulismo, si tiene sveglio per evitare gli
incubi, eccetera. Mostruosi i compagni di viaggio, sembrano tratti da “Gargantua”
Un
autore comico, prolisso e molto amato. Il “Viaggio” fu tradotto da Carlyle, parzialmente,
e per una dozzina di pagine anche in francese. Che
furono ritradotte nel 1835 da Cesare Cantù, che ne trarrà lo spinto per le “Avventure
guerresche di un uomo di pace” – le “scialbe ‘Avventure’ ”, Borso. Uno scrittore
che piacque molto anche a Kierkegaard.
Una
lettura nella lettura è quella di Dario Borso, che ha fatto anche la
traduzione. Con una introduzione, e un commentario (note al testo) che è una
cornucopia, pieno di cose. Una chicca, per amatori.
Jean
Paul, Viaggio a Flätz, Del Vecchio,
pp. 157 € 16
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