sabato 9 ottobre 2021

A casa tutti male

Un dramma delle sconnessioni familiari, violente. Minute ma durissime, per la violenza della stupidità. Dell’essere come modo di essere. Della incapacità o inadeguatezza, della vita passiva (ripetitiva, per cliché), dei modi di essere, specie giovanili, dei gap, o indifferenze, generazionali – c’è la violenza dei violenti, borsaioli, scippatori, ladri, assassini, ladri, e c’è quella ordinaria, comune, dell’insensibilità o dei canoni deviati, ristretti o solo abitudinari, anche nella forma delle parole che si dicono, magari senza cattiveria. Del padre rigido, afamiliare. Del figlio abulico. Del padre ossessionato dal sesso. Della lolita un po’ bitch. Del marito-padre assente. Della moglie-madre sola, la cui solitudine è forza e ossessione. Tre storie anche, più o meno, in parallelo con le cronache di questi ultimi tempi, anche se il soggetto è dal romanzo dallo stesso titolo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo.
Un cast di attori di teatro in prevalenza. Per un incastro di durezze. Fra inquilini di uno stabile, caratterizzati e insieme esemplari. Molto ben raccontato. Con effetto questa volta significante delle sceneggiature un po’ lasche che Moretti predilige – adagiate cioè sui modi dire e di fare più comuni, senza sorprese per lo spettatore.
Lo spettatore però è disorientato. Forse per un “equivoco Moretti”. Che non è più da tempo il Woody Allen e il Giufà della comicità fredda. Da trent’anni ormai – “Caro Diario” è del 1993, “Habemus Papam”, dieci anni fa, è una felice eccezione (un’intuizione? ma papa Ratzinger dava bene l’impressione di non essere a suo agio, benché con naturalezza, per l’aspetto fisico dimesso, non con la vitalità prorompente di Piccoli). Moretti è un analista sociale. Lo era anche quando fungeva da  Giufà o “spalla” pensante degli amici, degli amori, della politica, della sanità, della famiglia. Un analista-spettatore si direbbe, distaccato come l’analista davanti al lettino, lui stesso confuso – il terapeuta perplesso (confuso) su diagnosi e terapia.
Nanni Moretti, Tre piani

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