Ecobusiness – si fa presto a dire elettrico
L’auto elettrica è capital intensive, ha bisogno di molto capitale, e non più labour intensive. L’investimento richiesto
a ogni fabbricante di auto è nell’ordine dei miliardi di dollari. E lo stesso
per tutta l’industria automotive, dovendosi
spostare la componentistica dalle produzioni metalmeccaniche a quelle di
semiconduttori, sensori, sistemi informatici. Con una diversa qualificazione
del personale, ovviamente, e con numeri di occupati mediamente dimezzati, per unità
di prodotto. Due distinte previsioni tedesche concludono a un dimezzamento dell’occupazione
entro il 2030. Su 830 mila occupati nell’automotive
tedesca oggi, 400 mila potrebbero aver perduto il posto nel 2030, secondo
l’agenzia di consulenza del governo di Berlino, National Platform Future of
Mobility. Analogamente il centro di ricerca privato Car, sempre in Germania: la
mobilità elettrica porterà 109 mila nuovi posti di lavoro entro il 2030, e ne
cancellerà 234 mila.
Il passaggio dell’automobile dal
segmento metalmeccanico a quello elettronico procede a ritmo accelerato: l’incidenza
dell’elettronica sul costo totale dell’auto, che è oggi del 35 per cento (era
il 20 per cento nel Duemila), sarà a fine decennio del 50 per cento.
Le applicazioni elettroniche di cui
necessita un’auto elettrica vanno coordinate da software molto più complessi di
un cacciabombardiere di ultima generazione, l’F-35, o di un Boeing 727: un’auto
segmento premium necessita di 100 milioni di linee di codice d’informazione, l’F-35
di 24 milioni, il Boeing di 6 milioni e mezzo.
Nessun commento:
Posta un commento