martedì 12 ottobre 2021

Foscolo resuscitato

Foscolo resuscita a sorpresa. Un editore molto impegnato sul nuovo e l’innovazione, nel pensiero e nella scrittura, recupera Foscolo. Fra tutti, il poeta delle Grazie e dei Sepolcri, e di Bonaparte Liberatore. Un editore milanese: sfidando i fulmini di Gadda, Milano si ricorda di Foscolo. Lo scrittore che il secondo Novecento ha buttato nel cestino, toltalmente, come opera, atti e persona, con tutta la Dalmazia e le isole ioniche – Foscolo veniva da Zante, era “veneziano”. Nemmeno le rituali celebrazioni risorgimentali lo menzionano più. Per ultimo se n’è occupato Bigongiari, “Alle origini dello stile foscoliano”, una sessantina abbondante di anni fa. O per penultimo, poi se ne è occupato Carlo Emilio Gadda, per distruggerlo per i più diversi motivi, in un radiodramma Rai a metà 1958 – ma è una farsa, linguistica, e uno dei testi dell’ingegnere ammazzateste: “Il guerriero, l’amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo”.   
Nel deserto del Millennio una strana fioritura. Un’edizione regalo, anche per sé stessi, rileggere questi versi dimenticati è un piacere. Rilegata, bene impaginata, impreziosita dalle illustrazioni di Marco Cazzato
Si riprende il discorso dove si era lasciato? “Il Foscolo mi fa imbestialire”, scriveva Gadda al cugino Piero mentre il radiodramma andava in onda. Un radiodramma che è uno sfogo. Una delle bizze dell’Ingegnere, particolareggiata, insistita - di “generosa bile”, dicono i suoi curatori. Contro la “lindura faraonizzata” del poeta dei “Sepolcri”, e contro “la poesia dei Vati”, che si fa il dovere in ogni epoca, sottolineava, di mascherare sopraffazioni e violenze dei potenti. Detto di uno che se la cavava peggio di Gadda per non voler essere suddito di nessuno?
Si può capirlo, Gadda era un collerico, e ne ha per molti. Per Napoleone il Nano, per il Kuce, Somaro, Mascellone, per i suoi piccoli borghesi lombardi, nonché – a livello più alto – per le madri e le ville in Brianza. Era  spesso di malumore, che invano tentava di stemperare con l’humour. Ma per Ma per il “Basetta” Foscolo, “il capobanda”, “il labbrone”,  in modo particolare.  
Scrivendone a Bigongiari, al suo solito cerimonioso, per non scriverne – per non scrivere dello stesso Bigongiari, “Alle origini dello stile foscoliano” – Gadda mostra una unga dimestichezza con l’autore che rifiuta. E forse lo azzanna come cibo attraente, compromettente. Foscolo gli era antipatico, diceva Gadda in una finta intervista con il “Radiocorriere Tv” per presentare il radiodramma, perché è “un campione del distillato spirito” dell’autore, di se stesso, “delle sue ragioni e dei suoi umori”. La letura di Foscolo invece, dei “Sepolcri”, è una sorta di scoperta: è aggraziata, piena di umori e, volendolo, di speranza.
Ugo Foscolo, I sepolcri, Il Saggiatore, pp. 56, ill. € 16

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