Il lieto fine lo perdona il paesaggio
E
vissero felici e contenti, il vizio dichiarato della serie Rai, “Purché finisca
bene”, una storia dall’esito scontato, una sfida?, si perdona qui con gli sfondi
delle rocce di Scila e delle spiagge di sabbia di Pizzo e lo Zambrone - di
fronte, vicino, a portata di mano (da qui il titolo, il fenomeno ottico Fata Morgana)
la Sicilia. Il friulano Oleotto trova
anche la misura giusta, senza sottolineature, né della calabresità della
protagonista né della milanesità dell’antagonista-poi-si-sa-come-va-a–finire ambrosiano
– peraltro oriundo. Supportato da Nicole Grimaudo che sembra intagliata nel
ruolo, di madre single tanto attiva quanto
confusa e confusionaria. E da Davide Iacopini incredibilmente sobrio, in tutte
le sfaccettature del personaggio.
Su
un pretesto banale (due donne di Scilla vogliono diventare armatrici, di una
“spadara” – le barche con l’altissimo pennone, che stanno lì per le foto, i
giapponesi con i pescherecci d’altura da mezzo secolo ormai avendole messe
fuori corso) e una localizzazione turistica (malocchio, magia, superstizioni, giaculatorie
– san Cipriano a Scilla?), la storia di buoni sentimenti riesce comunque a
decollare. La sceneggiatura si riscatta con i dialoghi, la regia con i ritmi,
il racconto non mostra mai la sua inconsistenza.
Matteo
Oleotto, Tutta colpa della Fata Morgana,
Rai 1
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