sabato 9 ottobre 2021

Inflazione da penuria – da globalizzazione

La peste, oggi chiamata pandemia, nell’eta della globalizzazione accende l’inflazione. Negli Stati uniti i prezzi sono saliti del 4,3 per cento nei dodici mesi a fine agosto, in Europa del 3,4 per cento a fine settembre.
L’“Economist”, analizzando i dati statistici disponibili, indietro fino al Trecento, spiega che le pesti solitamente riducono, e non accrescono, i prezzi. Ma oggi è diverso: il mercato non è più limitato, è globale. E come la peste è globale così anche l’economia - i consumi, la produzione, i prezzi. Per un’inflazione atipica: per carenza di fattori della produzione, compreso il lavoro, e quindi di prodotto, e non per la domanda in eccesso – la domanda è in eccesso perché la produzione è in contrazione. Come dire che, anche se stringessimo la cinghia, dovremmo comunque pagare tutto di più per unità di prodotto consumato, per quanto in quantità limitate.
Un’inflazione indotta, come nella teoria e pratica dei monopoli. Effetto della globalizzazione, che invece si vuole sia il mercato libero, e uguale.

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