Inflazione da penuria – da globalizzazione
La
peste, oggi chiamata pandemia, nell’eta della globalizzazione accende
l’inflazione. Negli Stati uniti i prezzi sono saliti del 4,3 per cento nei
dodici mesi a fine agosto, in Europa del 3,4 per cento a fine settembre.
L’“Economist”,
analizzando i dati statistici disponibili, indietro fino al Trecento, spiega che
le pesti solitamente riducono, e non accrescono, i prezzi. Ma oggi è diverso:
il mercato non è più limitato, è globale. E come la peste è globale così anche
l’economia - i consumi, la produzione, i prezzi. Per un’inflazione atipica: per
carenza di fattori della produzione, compreso il lavoro, e quindi di prodotto,
e non per la domanda in eccesso – la domanda è in eccesso perché la produzione
è in contrazione. Come dire che, anche se stringessimo la cinghia, dovremmo comunque
pagare tutto di più per unità di prodotto consumato, per quanto in quantità
limitate.
Un’inflazione
indotta, come nella teoria e pratica dei monopoli. Effetto della
globalizzazione, che invece si vuole sia il mercato libero, e uguale.
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