La moglie sarà brava, il film no
Il
tentativo di ripetere “Chocolat” è scoperto, l’esito insulso – Provost è il
regista di “Quello che so di lei”, il film di Catherine Deneuve vecchia
smemorata, ma qui è come se non ci fosse. Juliette Binoche è sempre lei, sicura
e remota, l’uomo è autoritario (marito, fratello), le caratterizzazioni da
paese, la sorella sciocca e brava cuoca (la regista belga Yolande Moreau), la
suora fumatrice e fuciliera, avendo fatto la Resistenza, l’innamorato strano. Ma le ragazze del collegio di economia domestica, dove devono
imparare a fare la brava moglie, lavare, cucire, stirare eccetera, non sanno di
niente. Non c’è nemmeno una conclusione. E per di più la copia è doppiata male
- il difetto è comune a tutte le parti femminili al cinema, forse non c’è una scuola di
dizione per attrici, ma qui le parti sono tutte femminili.
La
sola cosa che resta del film è la didascalia che lo introduce: nel 1968 c’erano
in Francia ben mille scuole di Economia Domestica, a pagamento, e anche care.
Martin
Provost, La brava moglie, Sky Cinema
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