L’amore è nelle mani di Dio
In
una Roma ambiguamente bella, alla Sorrentino della serie “The Young Pope”, nelle ore di un conclave, quindi con sfoggio di
rosso cardinale, il racconto di un amore e di un Dio biblico. L’amore è semplice,
diretto, a prima vista, tra due giovani – l’inviato al conclave di una tv
americana e la ragazza che abita nell’appartamento con terrazza che la sua
produttrice ha scelto come sfondo per alcune corrispondenze. La produttrice ha
scelto varie location per le corrispondenze:
un carcere, un laboratorio, la terrazza con vista gloriosa sui tetti e il comignolo
del conclave fumante. Ma Dio sembra rovinare tutto. Imperscrutabile, e
probabilmente geloso, prima toglie tutto ai due amanti, perfino la salute a
lui, oltre al passaporto, il cellulare, il portafoglio, la camera d’albergo –
mentre lei rinuncia all’amore per farsi suora. Poi restituisce tutto. Non c’è morale
– la morale è che non c’è morale: Dio è capriccioso.
Una
lezione, se si vuole, anche alla miscredenza che il giovane giornalista
professa. Un tema serio - il titolo originale è “Der göttliche Andere”, l’Altro
divino - con piglio giocoso: del destino biblico, geloso, anche cattivo, e
remunerativo. Impermeabile. E della felicità che arriva quando vuole,
improvvisa, e improvvisa se ne va, o ritorna. Morale anche ambigua, poiché dal
male nasce il bene sotto forma di un suicidio.
Sempre
come Sorrentino, il regista tedesco ha scelto come caratteristi attori di teatro,
Anna Bonaiuto, Bonacelli, Maurizio Marchetti, Pino Ammendola, Tommaso Ragno. E la
storia, per quanto girata in fretta a basso budget, si erge ad apologo
memorabile – un po’.
Jan
Schomburg, Divine, la fidanzata
dell’altro, Sky Cinema
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