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L’artista ringiovanisce invecchiando
L’arte
fa vivere più a lungo? Ci sono artisti morti giovani, e ce ne sono di età considerevole,
soprattutto se si riflette che “le speranze di sopravvivenza alla nascita si
sono raddoppiate dal 1870 a oggi”, 1954.
Quando
si diventa vecchi? Non dipende dall’età. Oppure sì, ma con eccezioni, numerose,
importanti. Benn si rifà al “nostro olimpico avo”, Goethe, e alle sua “Massime
e riflessioni”: “Invecchiare significa dare inizio a un nuovo mestiere”, e
“Quando si è vecchi bisogna fare di più di quando si è giovani”. Di suo, Benn
osserva che il “tardo” (Rilke, Kant, Tiziano, Goethe) può essere solo una
classificazione periodica, non di valore (attardato, superato, spento).
Leonardo vecchio e infermo per cinque anni lavora alla “Gioconda” – e non per
caso, sa quello che fa: e quando il re la vuole, “a qualsiasi prezzo”, lo supplica
in ginochhio di non separarlo dal dipinto. Ma poi l’artista non muore, dopo
morto diventando un classico.
Titolo
“flosofico” per una conferenza brillante, perfino leggera, spiritosa, emolliente,
in bocca al “mattone” Benn, poeta di ogni avanguardia – Hitler compreso, purtroppo
(ma qui si difende….). La sua tesi è che invecchiare è piuttosto non un problema
per artisti. Gli artisti anzi sembra che vivano più a lungo – Raffaello muore
giovane, ma a 37 anni è già molto, l’età media all’epoca era di 25: l’elenco è
lungo di artisti, scrittori, perfino pensatori che non soltanto hanno vissuto a
lungo ma in vecchiaia si sono ringiovaniti – si sono scoperti più ingegno e più
voglia che prima. Gli artisti che in vecchiaia si sono scoperti più ingegno,
maggiore abilità e conoscenza, con voglia accresciuta di fare. Dall’“Opus
Posthumum” di Kant ai quasi centenari operosi Michelangelo e Tiziano. Ma anche
Goethe, forse non simpatico a Benn, che a 82 anni dava il tocco finale al “Faust”,
cui aveva lavorato per sessant’anni – morirà l’anno dopo, è vero, ma l’elenco
sarebbe comunque lungo.
Gottfried
Benn, Invecchiare come problema per
artisti, Adelphi, pp. 60 € 5
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