martedì 12 ottobre 2021

Letture - 469

letterautore

Arte – In logica è falsificazione. Anche in arte? “Un quadro è qualcosa che richiede tanta scaltrezza e depravazione quanto un delitto – falsificazione, e aggiungetevi un pizzico di natura”, Degas.

Crisi - L’inquietudine, il disagio, il mal di vivere, l’inadeguatezza come oggi si dice, ha una lunga storia, a partire dalla Grande Guerra. In coincidenza quindi col tramonto dell’Europa, ma invasiva, di ogni angolo o interstizio di mondo. Tabucchi ne fa il quadro con moltissimi nomi in un pagina breve del saggio “Controtempo” (ora in “Di tutto resta un poco”): Gadda, Ungaretti, Comisso, e poi Montale, T.-S.Eliot, Céline, Orwell, Auden, Camus, Beckett, e più in qua Calvino, Pasolini, Manganelli, Sciascia.

Greci – Sono latini, si sa – così chiamati a Roma e dopo. Secondo Aristotele, nome di una tribù achea dei Beozi a Nord dell’Attica. Storicamente, il nome è registrato la prima volta nel cosiddetto “Catalogo delle donne”, attribuito a Esiodo, in cui si menziona un eroe eponimo di nome Graikòs.  Loro erano e sono romioi, come preferiscono chiamarsi, romani d’Oriente, dell’impero bizantino, o Elleni, da Elleno, l’antenato delle tre tribù che tra il 2000 e il 1000 a.C. invasero dal Nord la Grecia, Eoli, Ioni, Dori – sottomettendo i Pelasgi, per dire le popolazioni che già abitavano la Grecia e furono da loro scacciate o sottomesse (usava: lo stesso per i Siculi, in epoca storica “omerica”, schiacciati tra fenici e greci). In Omero – e ancora in Erodoto - sono spesso Achei o Argivi, nome della tribù dominante, insediata nella città di Argo. O anche Danai, in quanto figli di Danao, cioè “occidentali” – mentre i Troiani erano “orientali”. Omeo usa Elleni solo per i greci del Nord.
 
Età
– Chiedendosi quando si diventa vecchi, Gottfried Benn fa (“Invecchiare come problema per gli artisti”) un elenco di artisti produttivi e di fama, in vita e dopo, morti presto. “Di malattie acute, di tifo: Schubert, Büchner. Raffaelo, se si presta fede al racconto del Vasari, di 37 anni”. Morti “per incidente o causa di guerra: Shelley, Byron, Franz Marc, Macke, Apollinaire, Heym, Lautréamont, Puškin. Per sucidio: Kleist, Schumann, Van Gogh”.
Altri se ne possono aggiungere: Mozart (35), Chopin (39), Novalis (29), Leopardi (39). O anche di età maggiore, ma di attività prodigiosa per il numero di anni produttivi vissuti: Marx è morto di 64 anni, Pavese di 42, Pasolini di 53. Il caso più eccezionale è però probabilmente quello di Stevenson, che Graham Greene evidenzia in nota alla prima parte della sua autobiografia, “Una specie di vita”: “Ci si rende raramente conto di quanto breve è stata la carriera di Stevenson: cominciò il suo primo romanzo (poi abbandonato) quando aveva 25 anni, ed è morto a 44.
Benn è del parere che “la consapevolezza di una fine imminente”, per salute debole o minata, rende gli artisti più produttivi, e fa il caso di Schiller, Novalis,  Chopin, Mozart.
Lunghissima la lista di artisti in piena produttività a ottanta e anche novanta anni.
 
Guerra tedesca – Era la prima guerra mondiale in Inghilterra, nei colloquialismi e nei giornali. Graham Greene ha ancora “la seconda guerra Tedesca”, per la seconda guerra mondiale, nel primo libro di memorie, “Una specie di vita”.
 
Interlingua – Il latino sine flexione del matematico Giuseppe Peano – senza la declinazione. Un lessico latino liberato dalla flessione e dalla sintassi – dai nodi sintattici. L’interlingua propriamente detta non ha avuto fortuna, il nome sì. Interlingua è in glottologia la lingua che si sta imparando – la seconda  lingua – ma ancora non si padroneggia. E una lingua internazionale ausiliaria, messa a punto nel 1951 dopo quindici anni di studi linguistici dalla International Auxiliary Language Association. Mette insieme l’interlingua di Peano, il vocabolario delle porti lingue romanze, con apporti inglesi, tedeschi e russi – una lingua artificiale, che si ritiene però di accesso facile, alle lingue romanze mescolando in larga misura l’inglese.

Levante – Dal mercante libanese – o barese – a Samarcanda un mondo è stato cancellato, diverso ma attraente. Una rappresentazione diminutiva, tra la furberia e l’imbroglio, ma non malevola del Vicino Oriente. Dalle “Mille e una notte” a Loti in francese, e Flecker in inglese – con propaggini nei gialli, in Eric Ambler in inglese, e Yasmina Khadra in francese. Resiste solo, dopo il fondamentalismo islamico, nell’omonimo racconto di avventure del rumeno Mircea Čartārescu.

Marx – Si può dire autore postumo. Più noto in vita – poco - come capopartito. Meno come scrittore. Il “Manifesto” sparì dalla circolazione subito dopo la pubblicazione nel 1848. “Il capitale” fu ignorato all’uscita del primo volume nel 1867: dopo quattro anni aveva venduto un migliaio di copie, scarso, a compagni soprattutto di lingua tedesca. Fu tradotto in italiano – e in inglese - solo nel 1886 (una traduzione preceduta dieci anni prima da un compendio di un centinaio di pagine a opera di Carlo Cafiero, anarchico). Il secondo e il terzo libro uscirono postumi, a opera di Engels, che assemblò e riordino centinaia di pagine di appunti – il cosiddetto Quarto Libro sarà assemblato nel 1905-1910 da Kautsky, col titolo “Teorie del plusvalore”. Le “Tesi su Feuerbach”, 1845, furono scoperte alla pubblicazione (Engels) nel 1888. Altri testi importanti per la lettura di Marx restarono ignorati fino agli anni 1920 - pubblicati e commentati nella Mosca sovietica: “L’ideologia tedesca”, i “Grundrisse”. “I manoscritti economico-filosofici del 1844”, di Parigi nel 1844, il testo che esaurì tutto il marxismo degli anni 1960, furono pubblicati solo nel 1959. L’unico scritto di Marx che ebbe qualche eco in vita fu “La guerra civile in Francia”, il saggio storico-politico sulla Comune di Parigi dopo la sconfitta con la Germania. .
Prefazioni – Scadendo i diritti d’autore di Pavese e quindi con la ripubblicazione libera di poesie e racconti fra tutte le case editrici, l’editore storico Einaudi innalza la dignità delle sue riedizioni facendole precedere dalla lettura di uno scrittore contemporaneo. I presentatori di due opere di nuova edizione che è capito di rileggere, però, Claudia Durastanti , “La bella estate”, e Domenico Starnone, “Il mestiere di vivere”, non sembrano avere letto le cose che spiegano, forse solo sfogliato. Ci scrivono sopra un racconto, anche attraente (Durastanti), ma poco attinente.

Roulette russa – Graham Greene, che nell’autobiografia dice di averci “giocato” nell’autunno del 1923, quindi a 19 anni, nella pause in cui non si ubriacava, a Oxford, ne fa la storia in questi termini, avendola letta in un libro, “credo che l’autore fosse Ossendovski”: “Gli ufficiali Russi Bianchi condannati all’inazione nella Russia meridionale alla fine della guerra contro-rivoluzionaria, si inventavano sfide con cui sfuggire alla noia. Uno infilava un proiettile in un revolver e girava il tamburo a caso, un compagno puntava il revolver alla sua testa e tirava il grilletto. La possibilità, naturalmente, era di cinque a uno in favore della vita”.

Schwa – Dall’ebraico medievale, una mezza vocale, un suono cioè indistinto, graficamente una e girata di 180 gradi, che dovrebbe prendere posto alla fine delle parole per evitarne il genere, maschile o femminile. Adottato fra i linguisti in inglese, che già abolisce il genere negli articolo, i sostantivi e gli aggettivi, lasciandolo ai pronomi e agli aggettivi possessivi, va al posto, nelle lingue che declinano differentemente maschile e femminile, dell’ultima vocale. Un’applicazione del puritanesimo anglo-americano, che non declina il genere, che mette i difficoltà le lingue neo-latine,  il tedesco, il russo, anche l’arabo. E altre.

Tigre – È contro Dio, o ne è la prova? Viene in poesia con Wiliam Blake, quindi a fine Settecento, come prova, volendolo, di Dio. E poi in Borges, “L’oro delle tigri”, 1972, come testimonianza di bellezza, divina – l’oro è la luce che resta al poeta cieco. Ma si portava anche a segno del contrario, secondo nota Gottfried Benn, che invece si vuole schierare a favore, come già Blake e come f arà poi Borges, nella conferenza “Invecchiare come problema per gli artisti”: “Esiste dunque qualche cosa che non sia l’immagine di Dio? Questa per me sarebbe una novità, non escludo neanche la tigre”.  

letterautore@antiit.eu

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