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Letture - 470
letterautore
Classico – È l’arte della
fanciullezza, della fanciullezza dell’umanità, argomenta Marx nei cosiddetti Grundrisse, l’“Introduzione alla critica
dell’economia politica” del 1857: l’arte greca nacque nell’epoca della fanciullezza
dell’umanità, in uno stadio insieme poco evoluto e sorpassato, che non può più
tornare, ed è per questo che continua a suscitare in noi un godimento estetico,
e insieme anche un canone e un modello.
Contestabile, la “fanciullezza dell’umanità”,
ma rende l’idea.
Dante
–
È anche erotico. Un’icona gay, occulta, almeno nella prima camntica? La mostra “Inferno”, in corso alle
Scuderie del Quirinale, di dipinti e incisioni, montata da Jean Clair, il “critico
della modernità”, esibisce una serie formidabile di nudi maschili, rappresentati
liberamente, lubricamente, in ogni posizione. A partire dal dipinto subito all’ingresso,
la “Caduta degli angeli ribelli” di un Andrea Commodi, che gli Uffizi hanno
tenuto in cantina fino a oggi, una sarabanda lubricissima di nudi maschili –
che Clair ha fatto scolpire a tutto tondo, la tela svolgendo in un cilindro
animato. O al finale, gigantesco, “Satana schiera le sue legioni”, un frontale
monumentale che sfida il miglior regista porno, di Thomas Lawrence, sir per il re Giorgio III.
Non
c’è stato sempre. Il Seicento figura “secolo senza Dante – solo tre edizioni
della “Divina Commedia” e niente di altro. Per quasi due secoli, da fine Cinquecento
fino a quasi tutto il Settecento: riscoprono Dante il tardo illuminismo e il
primo romanticismo.
Dante è peraltro la “Divina Commedia”. Che
anch’essa era nata in sordina, benché subito notata, come “Comedia”. Divina poi
nel commento di Boccaccio. L’aggettivo entra nel titolo, in copertina, nell’edizione
a stampa di Ludovico Dolce per l’editore Giolito a Venezia, nel 1555. Per
subito poi cadere nell’oblio.
Dorian
Gray –
È un capostipite, di molti ritratti analoghi – ogni grande autore di Fine Secolo, tra Fine Ottocento e primo Novecento, ne avrà uno,
ma della letteratura germanica: Malte Laurids Brigge (Rilke), Törless (Lusil),
Tonio Kröger (Th.Mann – ma anche Tadzio, per aggiungere ambiguità al mito dell’Autore,
già robusto ma grave, bloccato sui “Buddenbrook”), il “figlio” di tanto Thomas
Bernhard. Sulla traccia del “Wilhelm Meister” – anche il Bernhard anti-Goethe.
Un racconto di formazione, ma più in forma di ritratto che di eventi. E un po’
morboso, come voleva Fine Secolo – il prototipo Oscar Wilde avendo costruito sulle
fantasie paraestetiche, o paramistiche, di Huysmans, “À rebours” – “Controcorrente”.
Germania
–
È la “Sassonia” di Gadda, di molti suoi borborigmi.
Giro
di posta –
Si diceva della lettera che arrivava il giorno dopo e veniva risposta con la
stessa velocità, subito – “a giro di posta”, “a stretto giro di posta”. Da tempo
desueto, almeno nel sistema postale italiano, dove le lettere, anche
raccomandate, arrivano quando capita, dopo un giorno, una settimana, un mese.
La mail ha sostituito il “giro di
posta”, ma non è la stessa cosa: di utilità impensabile per la comunicazione
istantanea, ma non più per quella scritta – si può scrivere anche elettronicamente
riflettendo, ma il mezzo non si presta, con whatsapp si va sintetici, con la
mail veloci, poco riflessivi.
Intellettuale
– In
francese il Petit Robert lo attesta nel 1265, come derivato dal basso latino intellectualis,
nel senso di spirituale e morale, e anche di mentale. Come l’italiano. In entrambe
le lingua come aggettivo. Come sostantivo è del tardo Ottocento. In tedesco la parola
nasce prima, con gli Intelligentzblätter,
giornali locali, quasi tutti ufficiosi, di proprietà del principe, che nel
Settecento e nella prima metà dell’Ottocento ebbero l’esclusiva della pubblicazione degli annunci
economici.
Italiano – Cent’anni fa,
nell’ottobre del 1921, dal 17 al 28 ottobre, Einstein tenne a Firenze una serie
di lezioni e seminari, invitato dal matematico Federigo Enriques, in italiano.
L’italiano aveva parlato da ragazzo, vivendo con la famiglia a Pavia, dove gli
Einstein erano comproprietari e gestori della fabbrica elettromeccanica
Einstein&Garrone. La famiglia di Albert si era trasferita da pochi mesi a
Milano, e successivamente a Pavia. Dove abitò palazzo Cornazzani, un fabbricato
con giardino, di origine medievale, già residenza per un periodo di Foscolo. Albert, quindicenne, era stato lasciato a Monaco
a proseguire gli studi, in preparazione all’ammissione al Politecnico di Zurigo.
Ma entrò in urto con gli insegnanti del Luitpold Gymnasium, che non lo
appezzavano, simulò un esaurimento nervoso, e lasciò la scuola per Pavia. Dove
arrivò, pare, all’insaputa dei genitori, e vi trascorse l’estate dei suoi
sedici anni. Una lunga estate, preparando da solo l’ammissione al Politecnico,
dove fu accettato, ma abbastanza evidentemente per imparare l’italiano. Di una
compagna di svaghi estivi, Ernestina Marangoni, della vicina Casteggio, amica
della sorella Maja, rimase amico tuta la vita.
Nomi
-
Si scrivono i nomi degli immigrati africani e asiatici, anche di seconda
generazione, con la grafia francese o inglese del colonialismo. Assurdo, anche
se sono così segnati nei passaporti di origine - nei paesi ex-colonie dove
ancora si pratica il bilinguismo.
Assurdo anche perché il politicamente
corretto emerge come ipocrita. Dovrebbe essere interesse degli immigrati farsi
correggere la grafia del nome, invece di esibirla come una sorta di patente di
nobiltà – io sto in Italia ma vengo da un paese “inglese” (inesauribile “invenzione
della tradizione”, un altro capitolo).
Poe – Si può dire
creazione o scoperta francese. Dopo Baudelaire, Mallarmé e Valéry, che lo hanno
proclamato scrittore eccelso. Mallarmé è autore di un celebre sonetto “La tomba
di Edgar Poe”. Dopo averlo detto il primo e il migliore dei contemporanei. “Il
poeta americano ha, da vent’anni, suggerito una parte delle impressioni di cui vivono
gli uomini della generazione contemporanea”, scriveva a Swinburne il 6 giugno
1876. E, nelle “Scolies” a commento della traduzione delle poesie di Poe: “Tutta
la generazione, dall’istante in cui il grande Baudelaire produsse i ‘Racconti’
indimenticabili, fin a ora che leggerà i suoi ‘Poemi’, ha sognato Poe”. Il sonetto fu scritto in occasione
dell’erezione a Baltimore di un momento in onore di Poe, il 16 novembre 1875,
su un libro d’immagini pubblicato subito dopo nella stessa città per quell’occasione
- fu pubblicato in Francia sette anni dopo, nel 1883, a cura di Verlaine, nello
studio su Mallarmé che fa parte dei “Poeti maledetti”.
Per Valéry è lo scrittore senza peccato,
e il più ammirato, dopo Baudelaire e Mallarmé. Presentandosi a Mallarmé con una
lettera il 21 ottobre1890, quindi a 23 anni, lo proclama suo maestro insieme con
Poe. In una lettera successiva, il 18
aprile 1891, ribadisce la sua “devozione particolare” a Poe, che l’ha condotto
a “a dare per pegno al poeta l’analogia”. Più entusiasta ne scrive a Gide il 13
giugno 1892: “Poe… è il solo scrittore senza nessun peccato. Mai si è ingannato
– non istintivamente guidato – ma con lucidità e felice riuscita fece la sintesi
delle vertigini…”. Un altro se stesso.
Poesia
araba –
È la poesia dei sensi per Rilke. In “Ur-Geräusch”, il primo rumore, il primo
suono, una prosa breve del 1919, Rilke vede nella poesia araba l’iniziazione
all’uso dei cinque sensi, il suono, l’odorato, il tatto eccetera. A differenza
di quella, occidentale, che invece è solo visiva. Nella poesia araba i cinque
sensi hanno ciascuno sempre “simultanea e armonica presenza”, mentre nella
poesia “occidentale” i sensi sono scarsamente considerati, a eccezione della
vista, e quando emergono sono tenuti lontani, chiusi in precostituiti “territori”.
leterautore@antiit.eu
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