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Lockdown in nero, con beffa
Chiusa
in casa, in una Londra deserta, alla prima applicazione, severa, della chiusura
per pandemia, la coppia in crisi Anne Hathaway-Chiwetel Ejiofor continua a
litigare, dormendo o videotelefonando ognuno dal suo piano nelle pause. Salvo rimettersi
insieme alla fine per una rocambolesca truffa, ai danni dei rispettivi
truffatori – una truffa su una truffa, anzi su due.
Lui è
un ex giovane di belle speranze che ora fa le consegne – un rider col furgone. Limitandosi
a sfoghi sporadici di fantasia, quale la lettura di una poesia dal cortile ai condomini
alle finestre. Ricattato per via di un precedente penale (una rissa al bar) dal
suo datore di lavoro. Che ora lo obbliga a un trasporto in nero, con fatture false,
sotto il nome di Edgar Allan Poe, autista di una società fittizia, di un carico
importante dai magazzini Harrod’s. Lei è un’americana raffinata che dirige a
Londra un business americano di grandi eventi, per conto del quale licenzia fredda
i collaboratori locali ora che c’è il lockdown.
Il trasporto da Harrod’s è una mostra di gioielli che lei ha curato, attorno a
un diamante speciale, di cui in America si decide la vendita a un riccone
asiatico che vuole pagarlo in nero in contanti per eludere il fisco americano.
Una
prova di forza per Anne Hathaway, sempre in scena con poche pause, che deve
sostenere con cambi di registro e estremizzazioni del personaggio, benché
costretta alla solita maschera, marmorea. Col compagno, con i collaboratori, e
infine con amici, conoscenti e capi azienda. In un sottilissimo gioco di
sguardi, pause, tagli. Una storia da niente, animata da una recitazione
brillante. In ruoli minori compaiono anche Ben Stiller e Ben Kingsley.
Una
sorpresa per lo spettatore italiano, che si rida attorno a ordinarie truffe
fiscali – non pagare l’Iva. Una
“commedia all’italiana”, non in Italia, a Londra e in America.
Doug
Liman, Locked Down, Sky Cinema
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