martedì 19 ottobre 2021

Marx erotico

Niente di memorabile, ma sì per l’immagine di un giovane Marx scanzonato e innamorato. Classicheggiante anche, tipo studente modello di filologia classica. Di eccezionale fantasia (mille figurazioni) e applicazione. Il “Vegliardo del mare” cui l’acqua è nemica, “La pazza”, “Le due cantanti d’arpa”. Scene di vita minime, idilli, fantasticherie, moralità (poche).  Con qualche frecciata epigrammatica – su Hegel fra tutti, in difesa. Qualche polemica letteraria. La riscrittura in versi di “Lucinde”, il romanzo dell’amore sensuale dello Schlegel minore, Karl, il teorico della Restaurazione, consigliere di Metternich al Congresso di Vienna. Scherzi idiomatici, tra il bavarese, lo svevo, il renano-francone. E gran parlare di Dio, con dei, preghiere, giuramenti – molto cristiano. E molti sogni – “cresciuto a essere gigantesco eroe”, “come sole il suo amore, come roccia il suo dolore”. In migliaia di versi, tutti misurati, in ballate, in sonetti, e in rima, baciata, alternata, incrociata. Traduce anche l’intera prima parte del Libro I dei “Tristia” di Ovidio, in certo modo immedesimandosi già nell’esule in quanto nemico del potere, 64 quartine in rima alternata.
Tutto questo a diciotto anni, all’innamoramento per Jenny von Westphalen, nobile ragazza che gli sarà compagna coraggiosa per tutta la vita, di stenti. Con passione subito divertita, tra diciotto-ventenni: “Jenny! Con ironia tu mi chiederai\ perché il mio canto sempre «a Jenny» è dedicato:\ è che solo per te ogni mia vena batte,\ solo per te ogni mio canto piange….”, in decasillabi marcianti, in rima alternata, la prima strofa di un sonetto.
Tre quaderni di poesie degli ultimi mesi del 1836 dedicati alla “mia cara, eternamente amata Jenny von Westphalen”, e un quarto quaderno del 1837 dedicato al padre per il compleanno, con molte poesie per l’amata. Marx è del 1818. Un’edizione-ricordo, con i testi originali e la traduzione.
“Una parentesi di giovinezza”, Paolo Barbieri che il libro ha curato? O un altro Marx dietro la barba? “I membri della Lega dei Comunisti”, nota Barbieri, “già dal 1848 lo chiamavano «papà Marx», benché allora non avesse nemmeno trent’anni.
Il genero Lafargue, che Barbieri cita, in morte ne attestava l’amore per la poesia: “Sapeva a memoria Heine e Goethe; leggeva sempre opere di poeti e sceglieva tra tutte le letterature d’Europa; ogni anno rileggeva Eschilo nel testo originale greco; venerava lui e Shakespeare…; Dante e Burns erano fra i suoi poeti prediletti”. Un canzoniere senza scintille ma corposo, il “giovane Marx” è sentimentale.
Karl Marx,
La principessa del sogno, La Vita Felice, pp. 299 € 14,50 

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