Marx erotico
Niente
di memorabile, ma sì per l’immagine di un giovane Marx scanzonato e innamorato.
Classicheggiante anche, tipo studente modello di filologia classica. Di eccezionale
fantasia (mille figurazioni) e applicazione. Il “Vegliardo del mare” cui
l’acqua è nemica, “La pazza”, “Le due cantanti d’arpa”. Scene di vita minime,
idilli, fantasticherie, moralità (poche).
Con qualche frecciata epigrammatica – su Hegel fra tutti, in difesa. Qualche
polemica letteraria. La riscrittura in versi di “Lucinde”, il romanzo dell’amore
sensuale dello Schlegel minore, Karl, il teorico della Restaurazione,
consigliere di Metternich al Congresso di Vienna. Scherzi idiomatici, tra il
bavarese, lo svevo, il renano-francone. E gran parlare di Dio, con dei,
preghiere, giuramenti – molto cristiano. E molti sogni – “cresciuto a essere
gigantesco eroe”, “come sole il suo amore, come roccia il suo dolore”. In migliaia
di versi, tutti misurati, in ballate, in sonetti, e in rima, baciata, alternata,
incrociata. Traduce anche l’intera prima parte del Libro I dei “Tristia” di Ovidio,
in certo modo immedesimandosi già nell’esule in quanto nemico del potere, 64
quartine in rima alternata.
Tutto
questo a diciotto anni, all’innamoramento per Jenny von Westphalen, nobile
ragazza che gli sarà compagna coraggiosa per tutta la vita, di stenti. Con
passione subito divertita, tra diciotto-ventenni: “Jenny! Con ironia tu mi
chiederai\ perché il mio canto sempre «a Jenny» è dedicato:\ è che solo per te
ogni mia vena batte,\ solo per te ogni mio canto piange….”, in decasillabi
marcianti, in rima alternata, la prima strofa di un sonetto.
Tre
quaderni di poesie degli ultimi mesi del 1836 dedicati alla “mia cara,
eternamente amata Jenny von Westphalen”, e un quarto quaderno del 1837 dedicato
al padre per il compleanno, con molte poesie per l’amata. Marx è del 1818. Un’edizione-ricordo,
con i testi originali e la traduzione.
“Una
parentesi di giovinezza”, Paolo Barbieri che il libro ha curato? O un altro
Marx dietro la barba? “I membri della Lega dei Comunisti”, nota Barbieri, “già
dal 1848 lo chiamavano «papà Marx», benché allora non avesse nemmeno trent’anni.
Il
genero Lafargue, che Barbieri cita, in morte ne attestava l’amore per la
poesia: “Sapeva a memoria Heine e Goethe; leggeva sempre opere di poeti e
sceglieva tra tutte le letterature d’Europa; ogni anno rileggeva Eschilo nel
testo originale greco; venerava lui e Shakespeare…; Dante e Burns erano fra i
suoi poeti prediletti”. Un canzoniere senza scintille ma corposo, il “giovane
Marx” è sentimentale.
Karl
Marx, La principessa del sogno, La
Vita Felice, pp. 299 € 14,50
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