giovedì 14 ottobre 2021

Teheran a Beirut, come nello Yemen

Gran viavai di ministri occidentali a Beirut, di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania, questa estate, dopo che gli ayatollah iraniani sono entrati a piedi uniti dentro gli affari libanesi. L’intervento diretto di Teheran a Beirut data ormai da oltre un anno, da quando la polveriera-porto è saltata, con centinaia di morti e la rovina di mezza città, svelando l’ammasso di armi e munizioni di Hezbollah e Amal, i movimenti sciiti libanesi su cui Teheran aveva fatto fino ad allora conto.
Alla visite niente è seguito, Teheran ha anzi mano libera. La manifestazione di oggi contro il giudice Tareq Bitar, che ha incriminato alcuni ex ministri di Amal, ne è un segno. La manifestazione, organizzata da Amal e Hezbollah per chiedere la rimozione del giudice incaricato delle indagini sull’esplosione al porto, ne è la conferma. Amal asserisce che i manifestanti morti sono suoi militanti, e sono vittime di “cecchini” cristiani, in quanto appostato nel quartiere cristiano prossimo all’ufficio del giudice. Ma non è così: ci sono stati morti ma non si sa a opera di chi. La manifestazione è chiaramente intesa a rompere il fronte nazionale al governo con i cristiani in atto da qualche anno.
Il giudice Bitar era stato già ricusato da due ministri di Amal, di cui aveva chiesto il rinvio a giudizio, dopo che erano stati espulsi dal governo per corruzione, ma senza successo. Per appoggiare le domanda di ricusazione di altri due ministri convocati da Bitar, Amal e Hezbollah hanno organizzato la manifestazione di oggi, con l’inento dichiarato di rompere le tregua istituzionale, in una guera civile mascherata.
Il giudice Tareq Bitar ha il torto di essere cattolico, benché in fama di morigerato e inflessibile. È  subentrarato a febbraio al primo titolare dell’inchiesta sull’esplosione al porto, Fadi Sawan, ricusato con successo dai ministri di Amal che aveva rinviato a giudizio. Colpevole anche lui, benché procuratore militare in fama di inflessibile, di essere cristiano maronita, cioè cattolico.
Nelle gite diplomatiche a Beirut, benché a nessun effetto, si sono segnalati per l’assenza l’Italia e il Vaticano.  

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