Calvino innamorato
Pubblicata
nel 1990 sul settimanale “Epoca” da Pasquale Chessa – che la ripropone su
“Panorama” con i necessari riferimenti – a settembre del 1990, questa scelta di
lettere d’amore dello schivo scrittore all’attrice e scrittrice Elsa de’
Giorgi, fra le più esaltate e eccitate che si possano leggere, suscitarono
soprattutto polemiche. Come se la pubblicazione fosse rubata, ma più per il
ritratto che danno di un Calvino all’epoca, 1955-1956, non propriamente impegnato
o impelagato, non in modo esclusivo e non in primo grado - e non sposato naturalmente, alla vedova che nel 1990 se ne ebbe a male. Uno scampolo di
lettere che soprattutto tessono le lodi di Elsa, di cui Italo apprezza tutto, anche
il “ghiribizzo di civettare”: “Tu sei un’eroina di Ibsen”, “No, non hai nulla
dell’eroina dannunziana”, una che dice sempre “cose così acute e sorprendenti
quando parli di me con me che ti sto a sentire a bocca aperta”, per una
“intelligenza delle personalità umane fatta di discrezione e capacità di
intendere i tipi più diversi”. Ma erotico, inseguendo “la concretezza del tuo
corpo nudo”. Per la capacità, dice citando Elsa, di “suscitare l’amore senza
mai stimolare il vizio”. Elsa è come la guerra, partigiana: “È terribile come la
guerra, la felicità che mi dai. E la cosa più esaltante di quello che provo fra
le tue braccia è quando penso che chi ti abbraccia non è che sia un altro, sono
io”.…
La
raccolta delle fiabe italiane a cui Calvino stava attendendo al tempo della relazione
esce con la dedica a Raggio di Sole, anagramma quasi perfetto di Elsa de’
Giorgi, “manca solo la «e»”. E quando “L’Espresso” vuole pubblicare la “scoperta” della dedica,
Calvino si adopera per evitare la cosa - uno scandalo, Elsa essendo sposata, con
Vittorio Contini Bonacossi. Elsa Italo eleva alla pari con Pavese, in quelle
che chiama le sue “due conquiste fondamentali”: “Il mio rapporto con Pavese, o la
coscienza della poesia, il mio rapporto con te, o la coscienza dell’amore”.
Lo
scandalo stava nella scoperta che nel 1955 Calvino, personalità di punta nella
strategia culturale del Pci di Togliatti, dell’apertura ai ceti e alle forme
borghesi, mostra invece poca affezione per la politica, e opera la scelta per il
Calvino che conosciamo, scrittore, e letterato acuto. Trascura la politica.
Sceglie la letteratura, la poesia della vita.
Ma
lo scandalo politico nasceva da uno scandalo giornalistico, che Chessa racconta
qui. Elsa de’ Giorgi era stata insultata da Citati, nel necrologio di Calvino scritto
per “la Repubblica” (non elogiativo, per la verità: Calvino ne esce come uno
scrittore minore, un funambolo – Citati, recente vicino di casa dei Calvino a
Roccammare, scriveva quello che della de’ Giorgi pensava la vedova dello
scrittore, “Chichita”, ma non era mai stato un ammiratore di Calvino): “Spesso
si innamorava… Si trattava di False Contesse” eccetera, che “lo obbligavano a
frequentare ristoranti costosissimi o a bere Veuve Cliquot”, e quando capì “di
avere buttato via il suo cuore e il suo tempo”, una della False Contesse “lo inseguiva attraverso l’Italia con la pistola nella borsetta, leggendo ad alta voce
agli amici, con roucoulement di una colomba pugnalata, le tremila lettere
d’amore che lui le aveva scritto”.
Elsa
de’ Giorgi provò a rispondere, e fu ospitata da “Epoca”: “In quell’occasione”,
spiega qui Chessa”, “vidi per la prima volta il carteggio. Le lettere non erano
tremila e nemmeno trecento, ma esattamente 407 divise per argomenti in 11
cartelline azzurre”. È l’unica nota bibliografica accurata che si ha di questo
carteggio.
L’epistolario
di Calvino finora pubblicato, in un Meridiano, di circa mille lettere, non contiene
quello con la de’ Giorgi, secretato dalla vedova di Calvino e sua erede, Esther
Judith Singer. Uno scambio di 400 lettere, tra il 1955 e il 1960, più qualche
cenno sparso successivo. Lui aveva 32 anni nel 1955, lei 40, sposata da sette
con Alessandro “Sandrino” Contini Bonacossi, a Firenze, ma la coppia risiedeva
a Roma, dove Elsa era attrice di cinema e di teatro, amica di Visconti e di
Pasolini. Per incontrare Calvino, che lavorava a Torino, Elsa aveva preso casa
fuori Sanremo sul mare.
È
autrice apprezzata di due memorie, “I Coetanei”, sulla guerra a Roma, e “Ho
visto partire il tuo treno”, sulla relazione con Calvino e sul mondo romano.
Era attrice di nome, col primo
ruolo a diciotto anni in “Ti amerò sempre” di Camerini, poi specialista dei “telefoni
bianchi”, ma anche attrice di teatro, con Visconti e Strehler. E al cinema con Pasolini da ultimo, nel suo ultimo film. Il rapporto con
Calvino ruppe l’intesa con “Sandrino”, che ne derivò un forte trauma, tra
sparizioni e riapparizioni, fino al suicidio nel 1975 in albergo a Washington.
Pasquale
Chessa (a cura di), Amore e politica: le
lettere che dividono l’Italia, “Panorama”, 12 agosto 2004, free online
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