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Cantando con Socrate a Napoli capitale
Un
omaggio all’abate Galiani, alla Napoli del Settecento virtuosa e invidiata –
l’abate era stato una stella dei salotti e dell’illuminismo a Parigi. Rendendo
rappresentabile, con nuovi e concisi recitativi (l’opera originaria prenderebbe
quattro ore e mezza), il Paisiello delle parti musicali. Che in quest’opera, spiega
De Simone in avvertenza, ha “raggiunto una delle più alte picche” del teatro
musicale napoletano. Per le “evidenti contraffazioni della musica francese e
dell’Orfeo di Gluck, rappresentato al
San Carlo nel 1774” (il “Socrate immaginario” viene l’anno dopo), per lo
sviluppo ampio del “tradizionale melodismo meridionale di tipo larmoyant”, e per i concertati “di nuova
dirompenza ritmica… costruiti con una tecnica compositiva che risulta avanzata
e genialmente innovativa”.
È un’opera
buffa. Che ha già un barbiere, a cui il padre-padrone, fissato grecista che nella
eloquenza del barbitonsore ritrova Platone, vuole dare in moglie la figlia. Il
grecista “visionario delirante” gli autori del libretto, Galiani e Giambattista
Lorenzi, dicono discendere da don Chisciotte, in una excusatio pubblicata dopo la semi-censura regale alla rappresentazione
dell’opera, giudicata lesiva della reputazione del personaggio messo in satira
come Don Tammaro Promontorio, “l’erudito barone don Saverio Mattei, eminente giureconsulto,
grecista e dotto in linga ebraica”, nonché alla sua rispettata consorte, “l’esuberante
Donna Giulia Capece Piscitelli”. Don Chisciotte non c’entra, spiega De Simone,
il libretto originario era solo una presa in giro del barone Mattei. Poco godibile fuori di Napoli –
re Ferdinando fece quasi un favore proibendo le repliche della commedia per le “indiscrezioni”
che conteneva, una sorta di diffamazione. E riporta il libretto, nelle parti
recitate, alla dimensione reale, del tempo e del luogo. Alle novità del tempo
rivoluzionarie. E al vero personaggio di Don Tammaro, nonché alla consorte. Di
Donna Giulia fa interlocutrice una giovanissima Eleonora Pimentel, con la quale
conversano in francese. Del barone Mattei l’adolescente Mozart – “il
giovanissimo genio salisburghese visitò Napoli all’inizio degli anni Settanta, e sicuramente conobbe il dottissimo
musicofilo Saverio Mattei”.
In
appendice un saggio succulento del dimenticato Giovanni Macchia, francesista
eminente, “Galiani e la «nécessité de plaire», l’intervento al convegno su
Ferdinando Galiani all’Accademica dei Lincei nel 1975.
Roberto
De Simone, Prolegomeni al Socrate
immaginario, Einaudi, pp. 88 € 10
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