Nella luna oscura storia di complotti
che da oltre mezzo secolo, dalla “strategia
della tensione”, ha attanagliato l’Italia,
l’autunno del 1974 segnò un balzo di qualità, nell’esercizio cimentandosi Andreotti
e Mori, i duellanti democristiani. La vicenda è così evocata da Astolfo, “La
morte è giovane”, un romanzo in via di pubblicazione (Pietro, il Prefetto,
Metello, Domenico sono personaggi di fantasia):
“(Ad agosto) l’Italia invece aspetta sempre il golpe. Lo ha stabilito Feltrinelli in un opuscolo che le sue librerie ancora vendono, Persiste la minaccia di un colpo di Stato in Italia!: il golpe si farà ad agosto. “L’estate sembra particolarmente adatta”, scriveva Feltrinelli: “Gli operai sono in ferie, le fabbriche semichiuse, uomini politici, giornalisti, ecc. sono pure loro al mare o in montagna, grava sul paese dalla metà di luglio un clima di «stanchezza» e di disinteresse generale: sono le condizioni ideali per portare a compimento un colpo di Stato”. Anche Cromwell fece il golpe ad agosto. Ma ad agosto a Londra piove.
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“Andreotti ha fatto il golpe. Ha abbattuto
il governo Rumor, ha denunciato tre complotti, e ha arrestato Miceli, l’uomo di
Moro. Si direbbe in affanno: i suoi amici democristiani alzano barricate contro
il suo ritorno a capo del governo - propongono Fanfani, per prendere fiato, ma
puntano su Moro. Va però come un treno: ha fatto arrestare Curcio e gli altri
capi brigatisti - i carabinieri obbediscono, se il morso è teso – immemore del
pontiere Taviani e del terrorismo che è di destra, il Pci portandosi ai piedi.
“I tre golpe li ha denunciati il tre
ottobre, direttamente in Procura, come ogni cittadino visitato dai ladri. Un’iniziativa
personale e urgente, per l’ansia di salvare la libertà, senza consultarsi col
capo del suo governo, l’onorevole è un duro. E il governo si è dimesso, subito.
Sublime Dc: denuncia golpe di destra, ma dentro manda Miceli, il generale dell’onorevole
Moro. “In generale l’astinenza sessuale non giova a formare uomini d’azione
energici né pensatori originali o anche libertari o riformatori, ma deboli
dabbene”: Freud toppava anche qui, ma si può scusarlo, non poteva sapere degli
uomini d’azione democristiani, conducono essi le truppe uscendo dalla sacrestia
e non dall’alcova. L’eroe Dc è uno che vince
negandosi. Non é facile arrestare Miceli, intimo dell’ambasciatore Usa Martin, che
da Roma è andato a Saigon, e di James Angleton, specialista italiano della Cia
e uomo di fiducia del Mossad israeliano.
“Andreotti ha annunciato la denuncia il 28
settembre, mentre il presidente Leone e il ministro degli Esteri Moro erano negli
Usa. Miceli era andato all’ambasciata, prima della loro partenza, per dire al
successore di Martin, John Volpe, che non è il caso di puntare su Andreotti per
il nuovo governo. Bene, ora gli americani sanno chi comanda in Italia. L’onorevole
Andreotti nega. Ma Pietro queste cose le sa per certe. È così che Leone e Moro
non hanno convinto Ford, cioè Kissinger. L’Italia è stata prima invitata poi
esclusa dal vertice sul dollaro dei grandi dell’Occidente a Camp David. Il
presidente Ford e il segretario di Stato Kissinger ne avevano già discusso, del
problema sollevato da Miceli, riservatamente coi membri più influenti del
Congresso. “Non vorrei biasimarmi d’aver fatto troppo poco per salvare l’Italia”,
Kissinger ha detto loro. Il professore è, è stato, un intellettuale liberale,
in contatto con Alvaro, Moravia, Enriques Agnoletti. Moro ha troncato la visita,
Leone è stato fotografato a fare le corna. Volpe vuole esclusi dal governo pure
i socialisti. Che già si erano esclusi: l’1 ottobre l’onorevole Tanassi, per
conto dei socialisti di destra, aveva dichiarato il centrosinistra finito.
D’accordo l’onorevole De Martino, per i socialisti di sinistra. E insieme
chiedono elezioni subito. Per fare il compromesso? De Martino è consigliato da
una Margherita, che viene dal Pci praticando l’entrismo e collaborava col
Prefetto.
“Non c’è tempo di rifiatare. A metà mese
Kissinger lascia Delhi per Roma, per l’assemblea della Fao, premettendo non
richiesto: “Non chiedetemi della politica italiana, non la capisco”. Moro
snobba il primo incontro fra Kissinger e Leone. Al secondo evita di stringere
la mano al segretario di Stato, e fa dire: “Esistono interessi che si traducono
in pressioni, ma è compito del ministro degli Esteri opporsi alle pressioni
illecite e respingere le interferenze: un’area di libertà si conquista
puntigliosamente, vigilando”. Una dichiarazione di guerra. Moro pare un pappamolla
e invece è un incondizionale, secondo Pietro, che dei Dc sa tutto:
“-
L’onorevole Moro sempre fu fedele all’America, che nel 1964 lo salvò dal golpe
di Segni. Ma dopo il Cile ha paura. – Metello invece, come Kissinger, lo
ritiene un incapace: “Ha svilito il centro-sinistra e ora si ritrova al posto
di Segni”, ha detto in altra occasione, il presidente che contro il
centro-sinistra voleva un golpe, “senza averne la sfrontatezza”. Ma non
ha mai fatto accordi con nessuno. È guerra totale tra Moro e Andreotti, dunque.
“L’analisi
di Pietro ricalca quella di Domenico, che si occupa ancora di politica interna
nelle pause della guerra matrimoniale:
“-
Si somigliano, in realtà sono uguali. Sono per questo nemici spietati, è la
concorrenza: l’uguale è il nemico. Non per fare questo o quello, per loro è
indifferente, il governo è per loro il potere. Il potere per grazia di Dio, sì,
non un dovere. - Si può concordare. Entrambi gli onorevoli parlano breve, sono
il Tiberio che Tacito inventò, dal linguaggio
svelto benché oscuro. E Roma, diceva Anatole France, “grazie alle sue colline, si
vede da Roma”. Ma sono politici alla Henri Queuille, “non
c’è problema, per quanto urgente, che in assenza d’una decisione non si risolva”,
che de Gaulle ha spazzato con un soffio, con tutti i radicalsocialisti. Il
Vaticano dovrebbe saperlo, che il potere non è eterno, che si riproduce finché
produce. Domenico si difende: - È per questo che l’Italia si sta sbarazzando della
chiesa. Sì, il sogno dei liberali – irride – lo realizzeranno i preti, di
cancellarsi dalla storia, per la protervia. – Roma senza papa, ultima fantasia dell’Amico
Sconosciuto scrittore, è nell’aria.
“Nello
sparigliamento Moro prevale. È stata ordinata la cattura di Sindona e del suo
aiutante Bordoni per bancarotta fraudolenta alla veneranda Banca Privata
italiana, e quindi Andreotti non ce la può fare: ha incontrato più volte Sindona
per fantomatici progetti di salvataggio della lira, e il generale Miceli li ha
implacabile registrati. Bordoni è un ex della Banque pour le Commerce
Suisse-Israélien. Il governatore Carli, che si immaginava ministro del Tesoro
del compromesso storico di Andreotti, deve invece lasciare anche la Banca
d’Italia: a Sindona ha fatto prestare 124 preziosi milioni di dollari dal Banco
di Roma, un istituto pubblico gestito dal fido Ventriglia. I socialisti hanno fatto
molto, come Fanfani, in meno anni: lo Statuto dei lavoratori, il Sistema
sanitario nazionale, il divorzio, l’aborto assistito, il nuovo diritto di
famiglia con la parità fra i coniugi, dopo aver cancellato il delitto d’onore,
il divieto di propaganda anticoncezionale, e l’abitudine di sparare ai
dimostranti. Non sono riusciti a intaccare l’articolo 544, che autorizza lo
stupro delle minorenni, e questo è fantastico – il 544 è un’idiozia, prima che
una violenza legale: la mentalità è dura, la tradizione, l’antropologia. Hanno
dato però una spallata robusta, aiutati da Franca Viola, la giovane siciliana
che per prima ha rifiutato il matrimonio riparatore. Hanno perfino tentato,
inserendovi Fo e Biagi, di rivoluzionare la Rai, la lingua cioè e il linguaggio
d’Italia, una sorta di antimanzoniana. Ma il professor De Martino, illustre
antichista, si tira fuori. È l’uso napoletano: anche Enrico De Nicola, quando
volevano eleggerlo presidente della Repubblica, nel 1948, non si fece trovare.
………………………
“Esce
incognito in Italia l’Arcipelago Gulag, libro di duemila pagine. Il
Partito non gradisce, e dunque non se ne parla. Se non perché Parigi ne parla,
per sparlare dei francesi. Di mediocre romanziere e reazionario ignobile anche
per i compagni critici alla Fortini: “Una pagina di Živago distrugge tutto il bravo Solženitsin”. Il mite Cassola opina
il complotto: il Gulag è una manovra della
Cia per oscurare Pinochet.”
(continua)
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