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Il ritorno di Delfini, irregolare, eccentrico
Si legge Delfini perplessi,
per la figura dell’autore, la figura fisica, di signore corpulento, molto
stempiato, posato, giacca, camicia bianca, cravatta, in contrasto con quanto
e come diceva e scriveva. Mentre è di fatto uno giovane, anche in tarda età,
gioviale e irregolare, e le immagini concordano. La sua è una presenza “per sottrazione
piuttosto che per accumulazione”, nota il curatore. Ha avuto una vita molto
piena, anche perché breve, e molto pubblica, ma di lui si sa poco.
Delfini
fu famoso per avere spiegato che “La Certosa di Parma” è invece di Modena, che
il romanzone di Stendhal si svolge a Modena. Con lo stesso piglio
“surrealista”, serio e scanzonato, ebbe un momento di celebrità in politica nel
dopoguerra, portando armi dapprima ai partigiani comunisti, poi i comunisti
legando ai badogliani (monarchici), da ultimo creando partiti e candidandosi
come conservatore rivoluzionario – nel 1951 pubblicò un “Manifesto per un
partito conservatore e comunista in Italia”. Ha scritto anche racconti e
poesie. Ma soprattutto ha tessuto una rete vastissima con l’Italia letteraria e
artistica degli anni 1930-940. Stabilendosi nel 1935, a 28 anni, a Firenze,
fino al 1946. Amico in particolare di Montale, di cui il catalogo reca alcune
gustose lettere, e di Bonsanti, che lo editerà e lo promuoverà. Ma anche
pokerista con Landolfi, Gatto e lo scultore Messina. E goliarda – sfidò a
duello il mitissimo Luzi, che non capiva perché. Poi fu stabilmente a
Viareggio, che aveva frequentato molto anche da Firenze, per un altro decennio,
fino al 1956. Quindi a Roma, dove il giovane Garboli lo prese in simpatia e
stima. Tornerà a Modena per morirvi, a febbraio del 1963 - qualche mese dopo la
morte della sorella e della madre, la sua unica famiglia, il padre essendo
mancato giovane.
Era
di famiglia ricca, e si distingueva, oltre che per lo humour, per finanziare
riviste, giornali e case editrici di tutti i conoscenti, Guanda, Pannunzio,
Benedetti, Vicari, Scheiwiller eccetera. Anche dopo che il patrimonio
familiare, da lui curato, si fu
assottigliato.
Ritorna
ora con i “Racconti”. Ma fu soprattutto un personaggio. Scrittore “umbratile,
irregolare ed eccentrico”, secondo Ungarelli, che presenta il Catalogo -
“eccentrico ma non isolato”. Qui, nella mostra “Immagini e documenti” del 1983,
di cui Scheiwiller pubblicò il catalogo, Modena lo celebra come colui che la
eleva a “provincia letteraria” – dopo Tassoni... Il catalogo gli rende
giustizia in almeno un punto: c’era un ragazzo dentro il corpaccione.
Con
una bibliografia, l’unica finora apprestata.
Franco
Vaccari (a cura di), Antonio Delfini - Immagini
e documenti, Libri Scheiwiller
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