sabato 13 novembre 2021

Se la guerriglia sbaglia (ostaggio)

Che succede se la guerriglia – c’era la guerriglia in Occidente cinquant’anni fa - prende l’ostaggio sbagliato? Graham Greene cava il bello dal brutto, come diceva Soldati. Non dal “buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone, con il terrorismo non si poteva, negli anni 1970 l’Europa ambiva a farsi America Latina. Ma dall’insignificanza, in un’area periferica, il Chaco, l’Argentina al confine col Paraguay, dove solo tre inglesi insabbiati esistono: il console onorario rapito per sbaglio dai terroristi, invece dell’ambasciatore americano, è uno dei tre, il più insignificante. Sua moglie, che ha preso al bordello, è l’amante di uno degli altri due, il protagonista della storia, un medico figlio di un inglese esule politico in Paraguay. Il quale è a sua volta legato al capo dei terroristi, suo compagno d’infanzia. Il terzo è un inglese magro, presunto dottore in Lettere, che insolentisce gli altri due. 
Un atto di coraggio: il romanzo esce nel 1973, su una cosa che pochi o nessun altro ha romanzato, il terrorismo si prendeva terribilmente sul serio, era il politicamente corretto dell’epoca, la rivoluzione. Oggi è quello che era al fondo, nell’intenzione di Greene: un vaudeville, una storia da ridere, di minuti equivoci. Anche se molto realistico, in quegli anni – si pensa sempre, da contemporanei, di vivere la storia peggiore, ma ce n’è sicuramente stata una peggio, almeno una. Questo nelle intenzioni, se c’erano – la storia sembra andare avanti senzo senso.
Un pasticcio, alla fine, un guazzabuglio. Che sembra a metà percorso - dopo molto dialogare, tanto richiesto dal genere giallo quanto più spesso superfluo - animarsi. I terroristi sono paraguayani, il presidente Stroessner è peggio di Andreotti con Moro, di un console onorario, inglese per giunta, e ubriacone, non gliene può frega’ de meno. E non solo l’amico d’infanzia pesa, che si era fatto prete, prima di farsi terrorista, ma anche il fantasma del padre emerge, che il protagonista non ricorda, essendosene separato con la madre da piccolo, per una vita comoda a Buenos Aires: è in carcere, torturato, morto, di malattia, sparato, deflagrato? E chi era, che voleva?
Ma è un falso scopo, non si viene a capo di nulla. Restano tre figure di inglesi insabbiati. Un ubriacone, il sedicente console, che si cerca la moglie al bordello. Il suo commensale al Circolo Italia, dove il cuoco ungherese propone ogni giorno il gulasch: un cosiddetto dottore in lettere, che lo disprezza. E un dottore in medicina che si fa tutte le donne, compresa la moglie del console. Tra gli entertainment, i divertimenti, di Graham Greene.
Ma non tirato via, non del tutto. Oltre che il terrorismo, racconta l’etilismo, che pochi o nessuno aveva ancora romanzato – l’etilismo diventerà “materia americana” ma qualche anno dopo, neanche di Hemingway, che pure in larga misura ne era morto, si diceva. Greene è persona colta e viaggiata, e in America Latina si trovava bene - meglio che in Africa, a giudicare dagli scritti che ne ha derivato. Per questo, in particolare, si dice grato a Victoria Ocampo, cui il libro è dedicato: “Con affetto, e in ricordo delle molte felici settimane che ho passato a San Isidro e Mar del Plata”. Una lumga vacanza, insomma. 
Con una robusta presentazione di Domenico Scarpa.
Graham Greene,
Il console onorario, Sellerio, pp. 440 € 15


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