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La ricerca del genio, o il genio della ricerca
Semplicità
e garbo, nell’eloquio come il pubblico ha imparato a conoscere il neo Nobel per
la Fisica, anche in questo racconto scritto di alcune esperienze di ricerca.
Per prima quella della copertina, forse perché spettacolare, essendo stata poco
concludente, come succede spesso nella ricerca. E perché indicativa dei
“sistemi complessi”, su cui Parisi si è impegnato dalle prime esperienze di
ricercatore, alla scuola di Nicola Cabibbo – “Le meraviglie dei sistemi
complessi” è il sottotitolo.
Il
racconto di alcune ricerche che Parisi ha sviluppato, scelte e riordinate con
la collaborazione di Anna Parisi (nessun legame di parentela, Giorgio Parisi è
molte cose ma non un “barone”, la scelta della rinomata divulgatrice è
editoriale). Con un linguaggio il più possibile non specialistico, molta
aneddotica, e la caratteristica semplicità e bonomia che lo distingue. Una
sorta di rappresentazione “fisica” del genio – dell’intuizione. Che più si rileva
nel racconto finale “Je ne regrette rien”, o “come non vinsi il Nobel a 25 anni”,
per una “piccola trascuratezza” di cui tarderà decenni a rendersi conto.
Indirettamente,
Parisi se lo dice da sé: “La scienza si fonda sulle prove sperimentali, sulle
dimostrazioni analitiche, sui teoremi. Alla base della costruzione scientifica,
però, c’è una grande costellazione di ragionamento intuitivi”. Tra i “ragionamenti
intuitivi” ci sono, ad esempio, “le metafore, che hanno un ruolo decisivo nel
trasferimento di immagini e di idee tra discipline diverse nello stesso periodo
storico”. L’intuizione, cioè il genio.
Il
fisico teorico deve pensarle tutte. Il che è impossibile, e allora deve
beneficiare del lampo di genio. Ogni risultato in fisica e in matematica si
contraddistingue per “semplicità e naturalezza”, ma arrivarci si combina col
caso caso: non c’è un metodo, o allora intuitivo, non codificato. Parisi, che è
stato per alcuni decenni la colonna della ricerca teorica alla Sapienza a Roma,
sa unire la semplicità, anche nell’esposizione, lineare, aneddotica, lieve, al
lampo e alla consequenzialità del ricercatore.
La ricerca al tempo delle scannatrici
Un
libro anche denso – preludio, nell’immediatezza del Nobel, ad altri più distesi
interventi? Sia nello specifico, delle proprie ricerche di Parisi e della ricerca
scientifica, sia nel recupero dei suoi vasti interessi personali, dai linguaggi
verbali e geometrici alla musica.
Comprese le forme della conoscenza:– il tema epistemologico lo appassiona
quanto quello della complessità, dalla metafora, il tropo per eccellenza,
regina dei traslati, al modello darwiniano delle derivazioni – passando per le
nozioni più scontate, il teorema, il modello, l’analogia.
Con
una rappresentazione vivissima della vecchia università, pre-1968. Lenta. Nelle
comunicazioni – una telefonata in America costava uno stipendio. Nel calcolo – un
reparto nel’ammezzato, detto delle “scannatrici”, perché ci lavoravano tutte
donne, era addetto al lento recupero dei dati delle schede perforate. I professori
inece erano giovani, al contrario di adesso.
Giorgio
Parisi, In un volo di storni,
Rizzoli-Corriere della sera, pp.125 € 12
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