Letture - 472
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Anglo-fiorentini
–
Si dice – si diceva tra fine Ottocento e il primo Novecento, ancora negli anni
1930, degli scrittori e artisti anglofoni che avevano scelto Firenze come residenza.
Ma era una moda ricercata, con code inaspettate ancora nei primi anni 1970,
quando Graham Greene scrive “Il console onorario”, sul terrorismo tra
Argentina, Paraguay, Uruguay: il dottor Humphries, uno dei tre inglesi del Chaco,
il vasto territorio poco popolato al Nord dell’Argentina, al confine con
Paraguay e Bolivia, “autopromosso dottore in lettere”, vive nel deserto come se
fosse a Firenze: “Per quanto la giornata fosse calda vestiva sempre in giacca e
cravatta, con gilet, come un uomo di lettere vittoriano che vive a Firenze”.
Bilinguismo
–
Comporta (consente, può essere una dote) una doppia personalità. Silvia
Calamandrei, nata in Italia ma cresciuta in Cina, Jia YiHiua (cioè Jia
Italia-Cina), lo spiega a Benedetta Tobagi su “la Repubblica”: “È un malessere
e un vantaggio: osservi dall’esterno diverse
identità possibili, di volta in volta scegli, ma ne sei anche critica”.
Lo stesso, in senso inverso, nato in Cina e cresciuto in Italia, per Shi
Yangshi, attore, che Tobagi cita: “l’“Arle-chino traduttore\ traditore di due
padroni”.
Bloomsbury – “La piazza di
Bloomsbuty con il suo vizio a buon mercato, i suoi indiani e la sua atmosfera
di piovosa nostalgia” rimemora Graham Greene nel 1938 in viaggio per il Messico
(“Le vie senza legge”). Rovesciando, senza volerlo, il mito che ancora si
vagheggia della Bloomsbury universitaria, intellettuale, artistica.
Cancel culture – È
una forma letteraria? Gli storici di Cambridge Robert Tombs e David Abulafia, a
colloquio con Ippolito su “La Lettura”, la spiegano così: “Gli studiosi di
letteratura direbbero che la Tempesta di Shakespeare è un testo
colonialista perché è ciò che ci vediamo
adesso, mentre gli storici direbbero: «C’è
qualche prova che a quel tempo la considerassero a quel modo?» - Tombs. “Non ha senso applicare (al passato) gli standard politici
e morali del XXI secolo. Un grande esempio è Edward Said, che era solo un ciarlatano:
le sue vedute su come l’Occidente aveva interpretato l’Oriente non erano basate
su nessuna prova storica”, Abulafia.
Conrad – A un certo
punto divenne jamesiano? Nella prima parte delle sue memorie, “Una specie di vita”.
Graham Greene si dice sotto l’influsso, dopo Swinburne, di Conrad. Ma in un momento
e per un libro “pericolosi”: “Conrad era il nume ora, e in particolare per il più pericoloso
di tutti i suoi libri, La freccia d’oro, scritto quando era caduto lui
stesso sotto la tutela di Henry James”. Un romanzo disimpegnato dopo la guerra,
pubblicato come feuilleton, sulla
lotta dei “carlisti” nel 1870, i sostenitori del pretendente al trono spagnolo
Carlo Maria di Borbone-Spagna. Anche Greene provava a scrivere un romanzo sui carlisti a Londra,
il suo primo romanzo – anche se non ne aveva mai incontrato uno, e poco o
nulla sapeva del carlismo.
Di Conrad sotto l’influenza tardiva di
Henry James ha scritto Pietro Citati sul “Corriere della sera” il 13 giugno
2013, recensendone “Il caso”. Rilevando dentro la “voce” del narratore
conradiano, John Marlow, “la voce di altri due narratori minori”, e che “tutte
queste voci formano una specie di brusio che non possiamo tradurre in
affermazioni con un senso solo”, Citati conclude: “Questo falsetto può
ricordare, alle volte, il falsetto di Henry James, il quale dedicò a «Il casoâ una recensione entusiastica, elogiando «l’arte di
moltiplicare i narratori»”.
Gassman –Vittorio si
tolse una “n” dalla grafia anagrafica
per “tedeschizzare” il nome. Dei figli, due ripetono la sua scelta, le femmine,
Paola e Vittoria, mentre i maschi, Alessandro e Jacopo, si attengono al nome
anagrafico. Per “sgassmanizzarsi”?
Lettura - “La lettura può avere un’influenza ben più durevole
dell’insegnamento religioso”: Graham Greene lo nota (“Una specie di vita”) a
proposito della lettura giovanile di Swinburne, di cui era avido, e dell’idea
di Dio che Swinburne agitava.
Machismo – È l’equivalente
della virtus latina? È l’azzardo di
Graham Greene, all’avvio del “Console onorario”: “Machismo - il senso di orgoglio maschile – era l’equivalente
spagnolo di virtus” – “la lingua
spagnola è romana di origine, e i romani erano gente semplice”. Ma lo stesso
Greene nei capitoli successivi lo riduce al maschilismo latinoamericano –
accompagnatore di baffi, basettoni e capelli solitamente neri crespi.
Rimozione – La “manomorta
del passato” è la fulminante definizione che Graham Greene ne dà in “Una specie
di vita”, l’autobiografia del primo suo quarto di vita. In cura a vent’anni da
un analista scelto dal padre, Kenneth Richmond, lo scrittore ricorda la terapia come “forse i sei mesi più felici della mia vita”.
Amante dei libri, di gusti anche lui letterari, Richmond, che non era medico, solitamente
“si faceva raccontare i sogni, e controllava le mie associazioni con l’orologio.
Dopodiché parlava in termini generali della teoria dell’analisi, della
manomorta del passato che ci tiene in schiavitù”.
Rivoluzione – È il motore del
capitale? “Io credo nella rivoluzione”, dice a Graham Greene (“Le vie della
legge”) un dentista svanito, tedesco-americano insabbiato da sempre nel
Messico: “Dà ambizione alla gente. Mette in circolazione denari”.
Viaggio – Libera la
confidenza? È il suo unico vantaggio secondo Graham Greene, viaggiatore
peraltro compulsivo (“Le vie della legge”): “Questa è veramente l’unica cosa
che un viaggio vi dia: la conversazione. Vi è tanta stanchezza e tanta
delusione nel viaggiare che la gente ha bisogno di sfogarsi; nei treni delle
ferrovie, nel cantuccio di un focolare, sui ponti dei piroscafi, o nei cortili
adorni di palmizi di una giornata piovosa”.
letture@antiit.eu
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