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L’impotenza e il sovranismo
Cina e Stati Uniti
si confrontano (trattato Aukus, Formosa) e dialogano (rinvio per il clima,
scambi) senza più l’Europa di mezzo. Washington usava informare le capitali
europee delle sue iniziative, soprattutto se di peso, da qualche anno non più,
a partire dalla seconda presidenza Obama.
L’Europa non ne
prende atto, fingendo che la Nato e le relazioni euroamericane siano quelle di
sempre, del lungo dopoguerra con la cortina di ferro. Inattiva e incapace per
le piccole e grandi crisi transnazionali al suo interno, con la
Bielorussia (migranti) come con la Russia (Crimea, Ucraina, gas). E per
quanto concerne la nuova Cina formato gigante si limita alle politiche mercantilistiche, di Merkel o Macron a Pechino
per vendere qual che euro in più – e di alcuni 5 Stelle.
Una Europa unita,
con una sola voce cioè, sia pure solo commerciale, avrebbe a Pechino come a Mosca,
e a Washington, altro peso contrattuale e altri benefici, sia pure solo
commerciali, ma non lo è. È questa inconsistenza alla radice degli istinti sovranisti? Il sovranismo nasce con la incapacità della Unione Europea di confrontarsi con la crisi del 2007 - unica grande area economica al mondo: una Europa del poco e tardi, di ogni Paese membro attento al suo piccolo beneficio, che di quella crisi, che ha buttato fuori mercato un paio di generazioni, porta ancora le cicatrici.
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