Napoli, una favola
Un
racconto d’amore per Napoli, dove si arriva dal mare, come angeli del mattino a
volo radente. Un mare umbratile, che resterà sempre presente – il mare materno.
Con la storia della famiglia, affollata, chiassosa, anche folle, e protettiva –
doppiata dai vicini di casa, di sopra e di sotto. E con quella del giovane
Paolo, che fa le sue prime esperienze, fino alla decisione di lasciare Napoli
per Roma. Una scelta di “realtà”, ragionevole, quanto la storia familiare e
quella personale sono invece oniriche, nei colori, le figure, i dialoghi, le
situazioni – si dice “felliniane”, paternità che Sorrentino non nega: Fellini lo
a parlare dal vivo, e per bocca del fratello del giovane protagonista, che con Fellini ha tentato un
provino (“Il cinema non serve a niente”, gli ha sentito dire a un intervistatore,
“però ti distrae. Dalla realtà. La realtà è scadente”).
Un
racconto farcito di aneddoti veri, vivaci. Alla Fellini anche qui: non mostri
ma persone. La zia che vede san Gennaro e ci parla, è abbracciata dal Munaciello,
che le promette l’attesa maternità, fa il bagno nuda, e finisce al manicomio. La
parente tornata dall’Argentina, che veste in pelliccia, mangia con le mani, e
parla un dialetto stretto e sconcio. Il contrabbandiere che manovra il
motoscafo meglio della velocissima Finanza, porta il protagonista a
Capri di notte, soli nella piazzetta, e di mattina fa con lui il bagno nella
Grotta Azzurra. La contessa del piano di sopra che insegna all’implume
protagonista rimasto orfano come “fare” l’atto. Inarrivabile il cicaleccio
politico, anti-capitale, anti-sistema, dei bravi borghesi, per i quali
veramente Maradona finisce per essere “la mano di Dio”.
Un
racconto corale, senza primi personaggi o primi ruoli. Di attori tutti nel
ruolo. Un racconto fiabesco. In una luce morbida, di forme e di colori. Il Maradona
del titolo e delle tante interviste di Sorrentino c’è, ma di striscio – solo, smarrito.
La figura del padre è tutta paterna – nulla anche qui delle tante interviste
che lo dicono un superficialone e un fedifrago: i genitori sono la sola coppia
amorevole che si veda al cinema da molti anni. La verità – la realtà – Sorrentino
vuole qui consolante. Seppure nei toni posati e le sfumature della memoria, del
sogno, della favola.
Paolo
Sorrentino, È stata la mano di Dio
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