lunedì 1 novembre 2021

Senza religione senza legge

“Tra l’1 novembre 1931 e il 28 aprile 1936, quattrocentottanta chiese cattoliche, scuole, orfanotrofi, ospedali, furono chiusi dal governo o destinati ad altro uso”, nella sola Città del Messico. Le stesse leggi furono applicate in tutto il Messico. Gli officianti religiosi, e anche i praticanti, furono vessati come traditori, e giustiziati a vista, dopo maltrattamenti e torture. 
È l’effetto laicizzazione, forzata. È l’effetto Stato. Lungamente e a più riprese Greene inveisce contro: “Lo Stato… sempre lo Stato!” E “quanti idealismi” non  ha consumato, “si pensi ai Fabiani e a Mr. Shaw nel suo abito di Jaeger” - firmato. Molto Greene esercita l’ironia. Ma in un quadro di indignazione: “Forse l’unico organismo che nel mondo odierno efficacemente -  a volte con successo – avversi lo Stato totalitario, è la Chiesa cattolica. In Germania motociclisti distribuiscono l’enciclica papale (la “Mit brennender Sorge” di Pio XI, con bruciante preoccupazione, e del cardinale Pacelli segretario di Stato, n.d.r.) segretamente di notte; in Italia l’Osservatore Romano ha stampato ciò che nessun giornale italiano osava stampare: proteste contro il bombardamento di Guernica,  gli attacchi contro città aperte”. Nel Messico la ragione di Stato ha fatto il peggio possibile nella storia, dopo l’Inghilterra della regina Elisabetta – il regime elisabettiano ritorna più volte come termine di paragone del potere assoluto ipocrita.
Tutto questo vissuto nel 1938: al tempo della guerra di Spagna, che mobilita gli scrittori, Graham Greene va in Messico – mentre a Londra si discute un processo per diffamazione intentatogli da Shirley Temple. E scritto nel 1939, mentre a Londra si fanno le esercitazioni per i bombardamenti aerei.  Per denunciare le persecuzioni religiose - “La lotta religiosa nel Messico 1938” è il sottotitolo di questo viaggio, organizzato con l’editore Longman come controcanto alla questione spagnola, e scritto in forma di corrispondenze. Greene, cattolico in questo momento devoto, gira per tutto il Messico – fino al Chiapas, malgrado gli enormi problemi fisici di avvicinamento, che lo portano alla depressione, il più radicalmente laico delle province, dove i peggiori crimini antireligiosi si sono perpetrati. E dappertutto trova facili pistoleros, sotto il grande cappello a cono, donne da poco, corruzione, sporcizia, e capataz  politici grassi e viziosi. Qualcuno di essi s’ingegna di andare a trovare e intervistare, ma di malavoglia, tanto  è sicuro che verrà ucciso presto dagli avversari. Con contorno di turisti americani senza qualità. Unica consolazione San Cristobal de las Casas, a 2.000 metri, nella Sierra Madre, al cuore del Chiapas, dove si celebra infine messa, in stanze private, per la Settimana Santa.
La Spagna incontra al ritorno. Il piroscafo è pieno di giovani, e gioani famiglie con bambini, in “camicie azzurre con i fasci della Falange ricamati sulla tasca”. Quando scrive, a Londra sotto la minaccia dei bombardamenti, non prende partito: “Erano molto rumorosi e spensierati, senza bravate; si sentiva che andare in guerra era una delle funzioni naturali dell’uomo”. E aggiunge: “Vi era anche qualcosa di piacevolmente dilettantesco nel loro fascismo”.
Bizzarro reportage, singolare, unico. Lo scrittore sapeva a cosa andava incontro, ma non nelle forme dello squallore e dell’odio che quotidianamente lo sopraffanno: “Non sono mai stato in un paese”, e il lettore sa che ha viaggiato molto, anche nell’Africa che allora si poteva dire primitiva, “dove tutto il tempo fossi così consapevole dell’odio” – “la sensazione di una bontà umana” è “ciò che di rado si trova nel Messico”. Al punto che infine, di scorcio, se lo rimprovererà: a Londra sporca e distratta, malgrado la guerra incombente, si trova a chiedersi “perché mai avessi preso in tanta antipatia il Messico: era pur patria lì”.
La stranezza dell’opera è accentuata dalla traduzione d’autore, di Piero Jahier. Strano oggi anche il soggetto, il Messico: fino alla guerra, perdurando la coda “repubblicana”, cioè massonica, del secondo Ottocento, era  uno dei grandi Stati della terra.
Graham Greene, Le vie senza legge





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