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Cronache dell’altro mondo (151)
È misto lo sconcerto, e non molto diffuso, nella stampa
americana per l’assassinio a freddo di Davide Giri, fuori del Morningside Park,
a Harlem – e il successivo accoltellamento di Roberto Malaspina, poco lontano.
E non per la personalità di Giri, anche se avvincente - gli assassinii sono
cronaca quotidiana, gli Stati Uniti ne registrano dopo il Messico il più alto
numero, in assoluto e in rapporto alla popolazione. Se ne parla con riserva per
la personalità dell’assassino-feritore: per essere afroamericano, non psicopatico, benché con un gran numero di precedenti penali a soli 26 anni, e per
fare parte di una banda di violenti senza scopi di lucro.
Il periodico “The Atlantic” attacca la
Warner Bros, “società di produzione creata da ebrei”, perché affida una serie a
Mel Gibson come regista. Gibson dicendo “notorio antisemita”, anzi un “Jew
Hater”, un odiatore di ebrei - “antisemita
è troppo blando”. Perché ha
diretto e co-sceneggiato il film “La passione di Cristo”.
Il presidente Biden ripristina il
controllo sull’immigrazione dal Sud, via Messico, istituto da Trump nel 2019,
in accordo col governo messicano - l’accordo cosiddetto “Remain in Mexico”.
Biden lo aveva cancellato appena assunta la presidenza, ma ha deciso di
rinnovarlo. Gli immigrati di cui non è stata ancorta accertata l’identità, fra
i 15 e i 20 mila, saranno espulsi verso il Messico.
“Remain in Mexico”, un accordo analogo a
quello sottoscritto a suo tempo dal ministro dell’Interno Minniti col governo
libico, finanziava il control locale sui flussi di immigrazione spontanea, e le
operazioni di primo accertamento delle identità.
Anche nel caso dei campi per migranti in
Messico, come della Libia, erano stati lamentati maltrattamenti – in Messico si
è calcolato che 1.500 minorenni siano stati torturati e stuprati. L’amministrazione
Biden li considera dossier politici, se non delle organizzazioni di
sfruttamento dei migranti, volti a facilitare la libera immigrazione.
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