martedì 21 dicembre 2021

Ecobusiness

Le fonti di energia fossili rappresentano ancora l’85 per cento dei consumi mondiali, e la quasi totalità nei trasporti.
Solo l’Unione Europea è al di sotto di questa quota, grazie soprattutto al nucleare: utilizza i combustibili fossili per il 71 per cento dei suoi consumi totali – contro l’82 per cento degli Stati Uniti e l’87 per cento del Giappone (gli altri grandi paesi asiatici, Cina, India, Indonesia, Malesia etc., sono quasi completamente dipendenti dal carbone e dagli idrocarburi).
Per arrivare all’emissione zero di CO2 nel 2050, come sarebbe negli accordi internazionali, la Bank of America calcola che bisognerà investire 5 mila miliardi di dollari l’anno, in progressione crescente. Da qui al 2030, secondo l’“Economist”, serviranno 4 mila miliardi di investimenti ogni anno, il triplo degli investimenti attuali in fonti alternative.
Nell’ottica del passaggio alle fonti rinnovabili non si fanno più da anni investimenti nelle fonti di energia fossili, carbone e idrocarburi. L’effetto è già visibile nelle quotazioni iperboliche del petrolio e del gas. Con danno per i consumatori e per la produzione, in termini di costo e di difficoltà di approvvigionamento.

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