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Gli adulti adolescenti di Woody Allen filosofo
Si celebra in morte
una scrittrice che non aveva bisogno di fasciarsi di femminismo. Di capacità di
analisi e chiarezza di esposizione talmente semplici e perspicaci da sembrare
ovvie. Se ne ricordando anche l’ascendenza cattolica e irlandese, forse per
essere presidente un cattolico irlandese, ma una cultura non è un’altra – non lo
era in America finché non è precipitata nell’indistinto dei “diritti”, del
rivendicazionismo, della guerra civile normale.
Fra i tanti contributi
che la rivista rispolvera, questo su Woody Allen può essere esemplare. Didion
analizza, all’uscita di “Manhattan”, la fase – l’avvio della fase – “self-absorption”
del fin’allora comico riconosciuto dei tic di New York, la fase autocentrata,
pensosa. “Manhattan” viene dopo “Interiors” e “Annie Hall”. Poteva essere diversamente?
“La self-absorption è generale”, nota Didion in avvio”, “come il self-doubt.
Questa estate nelle grandi città costiere degli Stati Uniti molte persone
volevano vestirsi in «puro lino», tagliato da Calvin Klein per gualcirsi, che
implica vera ricchezza”. E così via: “Nelle grandi città costiere degli Stati
Uniti questa estate molte persone volevano essere servite la perfetta terrina vegetale…”.
E molti hanno fatto la fila per vedere «Manhattan», “un film dove, verso la
fine, il personaggio Woody Allen fa una lista dei motivi di vivere la vita. «Groucho
Marx» è un motivo, e «Willie Mays» un altro”, e così via, Armstrong, il
trombettista, Flaubert, Mozart – ma il Flaubert della “Educazione sentimentale”,
non quello di “Madame Bovary”. È una stroncatura? È una messa in quadro,
perspicace. “Quello che colpisce nei recenti film «seri» di Woody Allen, di Annie
Hall e Interiors come di Manhattan, non è il modo in cui si
svolgono come film ma come operano sugli spettatori”. È il fatto che gli
spettatori non si distanziano ma si identificano.
Spettatori adulti,
in carriera, consci dei loro titoli, ma di fatto adolescenti. “I personaggi di Manhattan
e Annie Hall e Interios sono, con un’eccezione, presentati come
adulti, come uomini e donne negli anni più produttivi delle loro vite, ma le
loro azioni e conversazioni sono di ragazzi intelligenti”. E siamo solo all’inizio.
“L’eccezione è il personaggio
Tracy, Mariel Hemingway, di Manhattan, un altro tipo di fantasia
adolescente”. Ottima scuola, “pelle perfetta, perfetta saggezza, sesso perfetto,
e niente famiglia visibile”, anche se danarosa. E “Tracy mi richiama un
dirigente del cinema che una volta mi spiegò, a proposito dell’assenza di personaggi
adulti nei film da spiaggia, che nessuno ha mai pagato 3 dollari per vedere un
genitore”. Clever, il comico.
Joan Didion, Letter
from “Manhattan”, “The New York Review of Books”, 16 agosto 1979, free
online
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