Il capolavoro al cinema viene per caso
Il vecchio
produttore che non ne ha mai imbroccata una, reduce dall’ultimo fiasco, che lo
ha lasciato indebitato con le mafie finanziatrici, ma innamorato del cinema (a
nessun prezzo cede un copione che giudica il più bello del mondo), scopre che
può saldare i debiti, e anche arricchirsi, senza fare nulla: impiantare una
produzione, assicurare il protagonista per un milione di dollari, e assicurarsi
che muoia al primo ciak, così si risparmia pure. Le cose naturalmente non andranno
così, ma il vecchio De Niro ne uscirà ugualmente gratificato: coincidenze e circostanze
gli regaleranno infine il capolavoro, e molti soldi. A lui e ad altri gradevoli
vecchietti, Morgan Freeman, il capomafia, e Tommy Lee Jones, il vecchio cowboy
strappato alla roulette russa nella casa di riposo per artisti falliti.
A partire dal
titolo, una gradevole presa in giro di molti cliché – anche audace: forse per
un pubblico non americano? La buona morte impossibile. Il capomafia nero - ci
vuole parità di trattamento. Il cowboy con sangue indiano. Il regista, come dev’essere,
femmina e bella, anche se un po’ tonta o inesperta. Nonché del modo di fare
cinema, dove l’esito è del tutto casuale.
Un remale del
titolo omonimo (“The Comeback Trail” in originale) di quarant’anni fa, di Harry
Hurwitz, con la ricetta del film di culto – farebbe ridere anche De Niro se parlasse meno.
George Gallo, C’era
una truffa a Hollywood, Sky Cinema
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