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Il mondo com'è (437)
astolfo
Corte Suprema Usa
– Un organismo politico, composto da nove membri, di
nomina presidenziale, “con consiglio e consenso del Senato”, che adatta la
Costituzione Usa al sentimento politico dominante. Prevista dalla Costituzione
del 1787, fu una novità totale, la giustizia ritenendosi fino ad allora prerogativa
regia, dell’esecutivo. prevalente. Il primo Congresso, 1789, ne definì il primo
assetto. Il presidente Washington fece subito le nomine, e il 2 febbraio 1790
la Corte cominciava a operare. Dal 1869 ha l’assetto odierno.
La Corte Suprema ha giurisdizione “discrezionale” di
appello su tutti i tribunali federali e statali. Di autorità incontestata, è
però anche all’origine di decisioni spesso molto discusse. L’ultima, su cui è
in corso una revisione, fu adottata nel 1973 per il passaggio dal divieto di
aborto, salvo i casi di malattia, incesto o stupro, alla liberalizzazione totale,
fino al 24-28mo mese di gravidanza – quando, a seconda delle opinioni dei
genetisti, si ritiene che il feto abbia vita propria. Fu allora una decisone a
grande maggioranza, 7 contro 2, di giudici nominati da Kennedy e Lyndon
Johnson. Mentre oggi una maggioranza di 5 a 4, o 6 a 3, sarebbe per una
limitazione del diritto di aborto, dopo l’immissione alla Corte di due giudici
nominati da Trump.
A metà Ottocento, nel 1857, la Corte Suprema aprì la
via alla guerra civile statuendo che i diritti e privilegi che la Costituzione
conferisce ai cittadini non si applicavano agli americani di discendenza
africana, anche se non erano schiavi. Ancora a fine secolo, malgrado l’esito
della guerra civile, statuiva per la segregazione razziale, nell’istruzione
pubblica, i locali pubblici, i trasporti.
Negli anni di F.D.Roosevelt la Corte allargò i
poteri federali – per consentire l’intervento economico anticrisi. Negli anni
1960 avviò la desegregazione razziale, e il nuovo diritto civile, per gli uguali
diritti delle donne, in famiglia e al lavoro, nello Stato (forze armate, polizie,
impieghi) e nel libero mercato.
Influenza – Il virus
epidemico di prima del covid. Con il quale si è imparato a convivere. “Malattia
infettiva, contagiosa, epidemica”, la classificava la vecchia Enciclopedia
Universale Garzanti, “dovuta a un ceppo di virus continuamente modificantesi,
l’immunità è limitata. Il quadro clinico ha gravità variabile secondo il ceppo
virale infettante”. Solo le complicazioni sono più lievi (il covid vi si
aggiusterà?): “sinusite, otite, bronchite, polmonite”.
Nazicomunisti - “Comunisti” furono in Germania non
solo gli ebrei, anche alcuni nazionalisti. Niekisch per esempio, quello della Repubblica dei Consigli di Monaco, dopo il ‘45
professore a Berlino Est, antisemita ma antinazista, cui gli Strasser si
ispirarono, autore nel 1932 di Hitler,
una disgrazia tedesca, e poi di libelli che gli valsero l’ergastolo per
“alto tradimento letterario” dal tribunale del popolo dell’ex compagno
Freisler. Erano
nazionalbolscevichi i killer di
Rathenau. “Non possiamo unirci ai comunisti”, disse Kern,
il terrorista che “I Proscritti” di Ernst von Salomon immortalano,.“perché la
Russia non vuole che essi vincano”. Lo stesso aveva detto Spengler: “I marxisti
avevano il potere in mano. Ma abdicarono volontariamente”. La Novemberrevolution del 1928 fu
abborracciata e inerte, il potere inseguito per quarant’anni considerato una
sventura: “La rivoluzione tedesca divampò per incendiare la sua stessa casa” –
con i danni conseguenti, Weimar, Hitler, la guerra, lo sterminio, il
dopoguerra, di un paese socialista che non ha avuto il socialismo: “Una
rivoluzione fallita è una ferita aperta”, dice ancpra Spengler, “che non
sopporta alcun contatto”. Lenin aveva appena diffuso L’estremismo, malattia infantile del
comunismo, contro i comunisti tedeschi - gli italiani sono in nota.
L’analisi di Kern condivise Rote Fahne, il giornale della
Kpd, il partito Comunista: se solo i capi l‘avessero voluta la rivoluzione era
fatta. Il sogno del terrorista, “la vittoria del germanesimo in terra”, era una
Germania comunista: “Se esiste una forza che è necessario combattere con ogni
mezzo è l’Occidente”. Il mausoleo sulla Saleck di Kern e Fischer, i due ex
ufficiali di marina assassini di Rathenau, fu inaugurato sotto Hitler dal
locale segretario sindacale, lo stesso che nel ‘22 aveva organizzato la caccia
ai killer.
Ernst von Salomon, cadetto nei Corpi franchi a
sedici anni, fu molto legato a due dei suoi fratelli, il maggiore Bruno,
operaio per scelta a Amburgo, agitatore politico con un giornalino per il
movimento di solidarietà contadina, poi membro attivo della Kpd, e il minore
Günther, precoce nazista. Erwin Kern era apparso a Ernst quale Dio giovane,
possente, che da solo umiliava la Francia nella Ruhr occupata. Teneva sul
comodino cento boccette d’acque odorose, scriveva versi ermetici, centrava con
la pistola l’asso di cuori da cinquanta metri, ricavava esplosivi dai rifiuti,
organizzava reti terroristiche separate, in contatto con l’O.C. l’Organizzazione
Consul, l’esercito clandestino tedesco, informale, del primo dopoguerra, e voleva
il comunismo. Ernst e Kern si fecero membri di diciotto gruppi eversivi, di
ogni orientamento. Iniziarono in modo convenzionale, abbattendo un ufficiale
francese donnaiolo. Poi s’allargarono ai Sudeti e all’Alto Adige. E quando
crearono il proprio gruppo lo divisero in due: cinquanta nazionalisti e
cinquanta comunisti, con a capo “Edi”. Von Salomon resterà legato a Edi anche
dopo l’assassinio di Rathenau, in carcere e fuori.
Il romanzo di von Salomon, 1930, fu voluto a Einaudi nel 1941 da
Giaime Pintor - neofita comunista dopo essere stato convinto fascista.
In
Germania il richiamo ambiguo si fece strada subito dopo la sconfitta del 1918,
tra i giovani e giovanissimi terroristi dei Freikorp nella aree occupate, e
attraversò tutto il dodicennio nazista, nella stessa amministrazione dello
stato. Harro Schulze-Boysen, che nella guerra sarà arrestato e giustiziato a
Berlino quale organizzatore e capo di una “Rote Kapelle”, l’Orchestra Rossa, di
spie sovietiche, si era arruolato quattordicenne nei Freikorp in Slesia.
Perdurava in molti l’equivoco del nazismo che si voleva comunismo, non fosse
stato per i “sottouomini mongolici”, gli slavi, che gli avevano rubato l’idea.
Nel primo discorso al suo partito, tremila simpatizzanti al circo Krone,
ingresso un marco, gratuito per i mutilati, vietato agli ebrei, Hitler si rivolse
a “intellettuali e operai”. Il Primo Maggio decretò festa nazionale e il
nazismo partito del lavoro. Nella bandiera del Reich volle il rosso, col bianco
nazionalista e la svastica “ariana”. Ci furono scioperi a centinaia in Germania
ancora nel ‘36 e nel ’37, prima del boom.
Ci fu un’ala bolscevica nel partito Nazista, dei fratelli Gregor e Otto
Strasser, che Hitler espulse dal partito Nazista perché volevano
nazionalizzare l’industria, e alle elezioni del 1930 fondarono un Fronte Nero,
l’Unione dei Socialisti Nazionali Rivoluzionari, prima di finire l’uno con tutte
le SA e l’altro in esilio. Erano
ancora nazionalbolscevichi i tanti gruppi della burocrazia di Stato che nel ‘42
finirono perseguiti come Orchestra Rossa.
Con Schulze-Boysen e la moglie, nipote del
principe Eulenburg, animatori del circolo politico detto “Orchestra Rossa”, furono
giustiziati, tra i tanti, anche Arvid Harnack e Rudolf von Scheliha. Harnack,
economista, il cui nonno aveva innovato la teologia luterana di Fine Secolo,
maestro di Karl Barth, negatore dell’Immacolata Concezione, la divinità di
Cristo, la resurrezione dei corpi, l’esistenza del demonio, e il cui zio Ernst
sarà tra le vittime della furia di Hitler dopo il 20 luglio, fu arrestato poche
settimane dopo essere diventato Oberregierungsrat
al ministero dell’Economia, direttore generale. A diciotto anni membro dei
Freikorp, e dal ‘37 del partito Nazista, Harnack, creatore con Friedrich Lenz
della scuola di economia nazionale, aveva costituito un Gruppo di studio
dell’economia sovietica, Arplan, per pianificare il futuro della Germania dopo
il nazismo. Dal ‘41 collaborava con la rivista sovversiva Die innere Front e dal ’42 con i servizi segreti
sovietici, ai quali spiegò nei dettagli la Soluzione Finale, sulla base delle
notizie attinte al ministero degli Esteri da von Scheliha – un diplomatico eroe
di guerra a Verdun, attivo nella resistenza cattolica e nella protezione degli
ebrei.
Diffusamente, c’è anche da dire, Weimar
sentì a destra l’attrattiva del “bonapartismo di sinistra”, il leninismo quale
apparve al celebrato antichista Eduard Meyer. Arnolt Bronnen, nato
Bronner, nome d’arte A.H.Schelle-Noetzel, scrittore, drammaturgo, amico
austriaco di Brecht, diventò l’amico di Goebbels, per finire a guerra perduta
sindaco comunista al paesello. “Comunisti” furono
nella Germania nazista non solo gli ebrei, anche alcuni nazionalisti. Ernst
Niekisch per esempio, quello
della Repubblica dei Consigli di Monaco, dopo il ‘45 professore a Berlino Est,
antisemita ma antinazista, cui gli Strasser si ispirarono, autore nel 1932 di
“Hitler, una disgrazia tedesca”, e poi di libelli che gli valsero l’ergastolo
per “alto tradimento letterario” dal Tribunale del popolo, presieduto da un ex
comunista, Roland Freisler. Erano
nazionalbolscevichi i killer di
Rathenau, i due ex ufficiali di Marina Kern e Fischer. “Non possiamo
unirci ai comunisti”, disse Kern, “perché la Russia non vuole che essi
vincano”. Lenin aveva appena diffuso
“L’estremismo, malattia infantile del comunismo”, contro i comunisti tedeschi.
L’analisi di Kern condivise “Rote Fahne”, il giornale della Kpd,
il partito Comunista: se solo i capi l‘avessero voluta la rivoluzione era
fatta. Il sogno del terrorista, “la vittoria del germanesimo in terra”, era una
Germania comunista: “Se esiste una forza che è necessario combattere con ogni
mezzo è l’Occidente”.
astolfo@antiit.eu
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