Le avventure della smemoratezza
Uscito a maggio e
visto poco, il racconto pervasivo di alcune giornate di un vecchio padre afflitto
da demenza, che affligge la figlia accudente. Il primo film di Zeller, adattato
dalla sua pièce teatrale “Il padre”, premiato per questo con l’Oscar per
la sceneggiatura non originale, e per l’interpretazione di Anthony Hopkins. Un
film da camera, molto parlato, con poche immagini, e praticamente fisse, che però
si fa seguire, avvolgente se non coinvolgente – i suoi strani svolgimenti si sa
che sono effetto dell’alzheimer. Il tema musicale è di Ludovico Einaudi – con un
paio di ritornanti romanze, “Casta Diva” (Calas?) e “Je crois entendre encore”,
da Bizet, “I pescatori di perle”, quest’ultima da segnalare per il canto incredibilmente
perfetto di Cyrille Dubois .
Una curiosità è
che il film ha incassato in Italia un milione. Poco o molto? Considerando le
cautele imposte dal virus, si direbbe molto. Considerando che è stato in programmazione
tre mesi, in estate, quando il virus non era pericoloso, e che è piaciuto a
nove spettatori su dieci, sembra poco - come se gli Oscar e il passaparola non
avessero funzionato. Pagato l’omaggio al mostro sacro Hopkins, resta forse che
il tema è indigesto in Italia: parlare tanto o solo dell’infermità, la vecchiaia,
la solitudine, la morte, non piace – se non per riderne. Si spiegherebbe il
silenzio sulle leggi per la buona morte che si vengono imponendo: non è per
scongiuro ma per un fatto culturale. Si preferisce non pensarci, non pensare
alla morte inevitabile prossima ventura, alla disgrazia, alla menomazione, alla
paralisi, alla follia.
Florian Zeller, The
Father – Nulla è come sembra, Sky Cinema
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