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Complotti - Naphta è nella “Montagna magica” o incantata, il, capolavoro di
Thomas Mann, un altrimenti impensabile ebreo gesuita: la personificazione dei
due “complotti” che hanno ammorbato la storia dell’Europa. Per ridere? Thomas
Mann, il rispettabile, quasi cattedratico e ben Alto Borghese, mestatore
mefistofelico?
È semplice. Kern, uno dei protagonisti dei “Proscritti”
di Von Salomon, la saga della Resistenza tedesca di destra dopo la sconfitta
del 1918, un terrorsta (assassino di Rathenau) che von Salomon sospetta molto
intelligente, ne sapeva di più: “L’incomprensibile diventa naturale se si
riesce a classificarlo. Si prendano I
Savi di Sion, il complotto internazionale del sionismo, della massoneria e
dei gesuiti”.
Dante - È un contemporaneista.
Evoca e discute temi e fatti biblici e classici, ma soprattutto si occupa del
presente, della vita che sta vivendo – Claudio Giunta, “Sole 24 Ore Domenica”
28. O non – forse meglio - vive la contemporaneità in prospettiva, come storia?
Un dono, o una condanna, sapere da dove veniamo e dove stiamo andando, vero o
sbagliato che sia il nostro sapere.
La “Commedia” originale fu vittima dell’immediato successo. “La Commedia, nella sua fortuna immediata”, spiega Malato a Gnoli sul “Robinson”, “ebbe prestissimo numerosi lettori e trascrittori di notevole livello culturale”, con molte copie, e molti errori dei copisti, “in buona fede o per ignoranza”: “Fu la rapidissima diffusione delle copie a favorire la proliferazione degli equivoci”. Moltiplicata dalla “diffusione orale” che si ebbe contemporaneamente, la “Commedia” si recitava come una canzonetta: “Il poema si impose anche per la sua diffusione orale, provocando una vera e propria contaminazione mnemonica. L’abitudine di mandare a memoria per poi citare o declamare i versi di Dante contribuì in maniera determinante ad accrescere le ambiguità filologiche”. Oltre ala passione dei filologi per le ambiguità?
Emperor’s Crown – “C’era un
bordello all’Avana dove l’Emeperor’s Crown era mirabilmente eseguito da
tre belle ragazze”, Graham Greene fa
raccontare alla zia nel fantasioso “Viaggi con la zia”. Si arguisce che sia una
figurazione sessuale, ma che cosa nessuno lo sa. L’Emperor’s Crown Greene
citerà ancora due anni dopo nella prima autobiografia, “Una specie di vita”.
“Questo sicuramente deve avere qualche fondo etico, anche se uno che mi sfugge
ora, se ricordo con quanta abilità l’Emperor’s Crown veniva eseguito da tre
ragazze insieme in un bordello dell’Avana di Batista”.
Fascismo - “Ci si denuncia
per non essere denunciati” – Pavese, “Il compagno”.
Giallo – S’impone
(dilaga) in Italia, paese fino a prima di Camilleri refrattario al genere, in
forma di parodia. Non solo quella dichiaratamente parodica, di Malvaldi, che
tratta spicciativamente i suoi vecchietti e i suoi innamorati del BarLume, o
dell’ultimo De Cataldo, il conte e giudice
melomane Mantico Spinori della
Tocca, che tutto trova risolto all’opera. Anche metà De Giovanni. E lo stesso
“tragico”, tra freddo e nebbia, Schiavone di Manzini. Un genere che si vuole a distanza, non credendoci, e quindi solo
come divertimento, senza più. Di scrittori che vengono dalla storia della
letteratura.
Curiosamente
non ci sono imitazioni di Montalbano, di indagini che si prendano sul serio,
anche se tra levità – come nella vita ordinaria. Sono tutte opere che non si
vogliono ordinarie – senza però essere favolose. Spiritose appunto, come se l’autore
chiedesse scusa.
Influenza - È italiana in
tutto il mondo, francofono, anglofono e ispanofono. Un virus arrivato dall’Italia?
Italiano – Napoleone
“parlava perfettamente l’italiano, e lo scriveva male come il francese”, Adrien Goetz, “L’odalisca perduta” –
Napoleone dettava.
“Santa” Sophia, la basilica di Istanbul che
Erdogan ha rinominato Grande Moschea Benedetta della Grande Hagia Sophia, mantiene il nome italiano in inglese (“Santa), e anche in francese - come Santa Klaus per San Nicola.
Mamma
–
“Hi Mom!”, ciao mamma: così chiude la lunga dettagliata comunicazione sociale
di addio di Jack Dorsey, il fondatore di twitter sedici anni fa, all’azienda.
La “mamma” di Corrado Alvaro è forte anche in America, anche in California,
anche nella Silicon Valley.
Mogli
–
Sono andate per un periodo, dopo il 1968, le mogli degli autori illustri che
invece erano loro i veri autori. Sonia, la moglie di Orwell, le donne di Brecht, alle quali egli rubò versi e idee, la moglie di
T.S.Eliot, che le poesie gliele scriveva, Zelda Fitzgerald, la moglie snob che
invidiava il marito, la contessa Tolstaja naturalmente, e le donne triestine di
Montale, alle quali il Poeta avrebbe rubato immagini e suggestioni. Un capitolo
a parte è la moglie di Remarque, che dopo avergli rivisto Niente di nuovo sul fronte occidentale e scritto l’ultimo capitolo,
lo lasciò per il muscoloso Ruttmann, il regista. Anche la moglie di Cesare
ignota – Cesare fu anche, se non sopratutto, uno scrittore. E la “Zuleika” di
Goethe, Marianne Jung, coautrice del Divano,
per essere riuscita a sottrarre al grande vorace alcune ottime poesie e a
pubblicarle in proprio. Con allusioni anche a Sibilla (Aleramo) con Quasimodo, e
con Cardarelli, Asja con Benjamin, Frida con Trockij.
Non
c’è stata la moglie di Omero, che invece non sarebbe stata niente male, chissà
quante gliene ha raccontate – ma c’è l’Omero donna, almeno uno, quello di
Samuel Butler. Né ci sono state mogli di artisti. Neanche di filosofi: non si
può vivere accanto a uno che pensa, sempre all’opera, anche quando dorme? A un
monumento, che immagina e non conversa? Kierkegaard giustifica la sua bizzarra
raccolta di prefazioni a libri che non ha scritto col pretesto che la giovane
moglie non vuole che scriva, che si vuole tradita dai suoi progetti di libri
peggio che da un’amante. Kierkegaard non aveva moglie, ma Ariosto chiede serio
alla seconda strofa il permesso, dopo aver ricordato Orlando, “che per amor venne
in furore e matto”, lo chiede a “colei che tal quasi m’ha fatto”, l’amante
Alessandra.
Elsa
Morante
– “La bella “basilissa” che sognava di vivere nell’isola di Arturo”, Elena
Stancanelli, “la Repubblica”, 15.08.2010, spiega tutto.
Piacere – Viene con
l’età, secondo la zia di Graham Greene, del suo “divertimento” “Viaggi con mia
zia”: “Il piacere comincia con l’età di mezzo, il piacere dell’amore, del vino,
del cibo”. Prima si hanno “altri interessi che spendere, e si può fare l’amore
con soddisfazione con una Coca Cola, una bevanda che nausea a una certa età. Ma
non hanno una vera idea del piacere: anche fare l’amore può riuscire affrettato
e incompleto”. Nell’esperienza della “zia”, “anche fare l’amore dà di regole un
piacere più prolungato e variato dopo i quarantacinque”.
Roma – “La città più bella del mondo”,
naturalmente, per “Il compagno” di Pavese, ma anche “dove la gente non capisce
che è contenta”.
letterautore@antiit.eu
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