sabato 4 dicembre 2021

Letture - 474

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Complotti - Naphta è nella “Montagna magica” o incantata, il, capolavoro di Thomas Mann, un altrimenti impensabile ebreo gesuita: la personificazione dei due “complotti” che hanno ammorbato la storia dell’Europa. Per ridere? Thomas Mann, il rispettabile, quasi cattedratico e ben Alto Borghese, mestatore mefistofelico?
È semplice. Kern, uno dei protagonisti dei “Proscritti” di Von Salomon, la saga della Resistenza tedesca di destra dopo la sconfitta del 1918, un terrorsta (assassino di Rathenau) che von Salomon sospetta molto intelligente, ne sapeva di più: “L’incomprensibile diventa naturale se si riesce a classificarlo. Si prendano I Savi di Sion, il complotto internazionale del sionismo, della massoneria e dei gesuiti”.
 
Dante
- È un contemporaneista. Evoca e discute temi e fatti biblici e classici, ma soprattutto si occupa del presente, della vita che sta vivendo – Claudio Giunta, “Sole 24 Ore Domenica” 28. O non – forse meglio - vive la contemporaneità in prospettiva, come storia? Un dono, o una condanna, sapere da dove veniamo e dove stiamo andando, vero o sbagliato che sia il nostro sapere.

La “Commedia” originale fu vittima dell’immediato successo. “La Commedia, nella sua fortuna immediata”, spiega Malato a Gnoli sul “Robinson”, “ebbe prestissimo numerosi lettori e trascrittori di notevole livello culturale”, con molte copie, e molti errori dei copisti, “in buona fede o per ignoranza”: “Fu la rapidissima diffusione delle copie a favorire la proliferazione degli equivoci”. Moltiplicata dalla “diffusione orale” che si ebbe contemporaneamente, la “Commedia” si recitava come una canzonetta: “Il poema si impose anche per la sua diffusione orale, provocando una vera e propria contaminazione mnemonica. L’abitudine di mandare a memoria per poi citare o declamare i versi di Dante contribuì in maniera determinante ad accrescere le ambiguità filologiche”. Oltre ala passione dei filologi per le ambiguità?

Emperor’s Crown – “C’era un bordello all’Avana dove l’Emeperor’s Crown era mirabilmente eseguito da tre  belle ragazze”, Graham Greene fa raccontare alla zia nel fantasioso “Viaggi con la zia”. Si arguisce che sia una figurazione sessuale, ma che cosa nessuno lo sa. L’Emperor’s Crown Greene citerà ancora due anni dopo nella prima autobiografia, “Una specie di vita”. “Questo sicuramente deve avere qualche fondo etico, anche se uno che mi sfugge ora, se ricordo con quanta abilità l’Emperor’s Crown veniva eseguito da tre ragazze insieme in un bordello dell’Avana di Batista”.
 
Fascismo
- “Ci si denuncia per non essere denunciati” – Pavese, “Il compagno”.

Giallo – S’impone (dilaga) in Italia, paese fino a prima di Camilleri refrattario al genere, in forma di parodia. Non solo quella dichiaratamente parodica, di Malvaldi, che tratta spicciativamente i suoi vecchietti e i suoi innamorati del BarLume, o dell’ultimo De Cataldo, il conte e giudice  melomane Mantico  Spinori della Tocca, che tutto trova risolto all’opera. Anche metà De Giovanni. E lo stesso “tragico”, tra freddo e nebbia, Schiavone di Manzini. Un genere che si vuole  a distanza, non credendoci, e quindi solo come divertimento, senza più. Di scrittori che vengono dalla storia della letteratura.
Curiosamente non ci sono imitazioni di Montalbano, di indagini che si prendano sul serio, anche se tra levità – come nella vita ordinaria. Sono tutte opere che non si vogliono ordinarie – senza però essere favolose. Spiritose appunto, come se l’autore chiedesse scusa.  
 
Influenza
- È italiana in tutto il mondo, francofono, anglofono e ispanofono. Un virus arrivato dall’Italia?
 
Italiano
– Napoleone “parlava perfettamente l’italiano, e lo scriveva male come il francese”,   Adrien Goetz, “L’odalisca perduta” – Napoleone dettava.
“Santa” Sophia, la basilica di Istanbul che Erdogan ha rinominato Grande Moschea Benedetta della Grande Hagia Sophia, mantiene il nome italiano in inglese (“Santa), e anche in francese - come Santa Klaus per San Nicola.
 
Mamma
– “Hi Mom!”, ciao mamma: così chiude la lunga dettagliata comunicazione sociale di addio di Jack Dorsey, il fondatore di twitter sedici anni fa, all’azienda. La “mamma” di Corrado Alvaro è forte anche in America, anche in California, anche nella Silicon Valley.
 
Mogli
– Sono andate per un periodo, dopo il 1968, le mogli degli autori illustri che invece erano loro i veri autori. Sonia, la moglie di Orwell, le donne di Brecht, alle quali egli rubò versi e idee, la moglie di T.S.Eliot, che le poesie gliele scriveva, Zelda Fitzgerald, la moglie snob che invidiava il marito, la contessa Tolstaja naturalmente, e le donne triestine di Montale, alle quali il Poeta avrebbe rubato immagini e suggestioni. Un capitolo a parte è la moglie di Remarque, che dopo avergli rivisto Niente di nuovo sul fronte occidentale e scritto l’ultimo capitolo, lo lasciò per il muscoloso Ruttmann, il regista. Anche la moglie di Cesare ignota – Cesare fu anche, se non sopratutto, uno scrittore. E la “Zuleika” di Goethe, Marianne Jung, coautrice del Divano, per essere riuscita a sottrarre al grande vorace alcune ottime poesie e a pubblicarle in proprio. Con allusioni anche a Sibilla (Aleramo) con Quasimodo, e con Cardarelli, Asja con Benjamin, Frida con Trockij.
Non c’è stata la moglie di Omero, che invece non sarebbe stata niente male, chissà quante gliene ha raccontate – ma c’è l’Omero donna, almeno uno, quello di Samuel Butler. Né ci sono state mogli di artisti. Neanche di filosofi: non si può vivere accanto a uno che pensa, sempre all’opera, anche quando dorme? A un monumento, che immagina e non conversa? Kierkegaard giustifica la sua bizzarra raccolta di prefazioni a libri che non ha scritto col pretesto che la giovane moglie non vuole che scriva, che si vuole tradita dai suoi progetti di libri peggio che da un’amante. Kierkegaard non aveva moglie, ma Ariosto chiede serio alla seconda strofa il permesso, dopo aver ricordato Orlando, “che per amor venne in furore e matto”, lo chiede a “colei che tal quasi m’ha fatto”, l’amante Alessandra.
 
Elsa Morante – “La bella “basilissa” che sognava di vivere nell’isola di Arturo”, Elena Stancanelli, “la Repubblica”, 15.08.2010, spiega tutto.
 
Piacere – Viene con l’età, secondo la zia di Graham Greene, del suo “divertimento” “Viaggi con mia zia”: “Il piacere comincia con l’età di mezzo, il piacere dell’amore, del vino, del cibo”. Prima si hanno “altri interessi che spendere, e si può fare l’amore con soddisfazione con una Coca Cola, una bevanda che nausea a una certa età. Ma non hanno una vera idea del piacere: anche fare l’amore può riuscire affrettato e incompleto”. Nell’esperienza della “zia”, “anche fare l’amore dà di regole un piacere più prolungato e variato dopo i quarantacinque”.
  
Roma – “La città più bella del mondo”, naturalmente, per “Il compagno” di Pavese, ma anche “dove la gente non capisce che è contenta”.

letterautore@antiit.eu

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