domenica 26 dicembre 2021
Letture - 476
Bella
donna – È urbanità, segno di distinzione. L’inno omerico detto
“A Gea”, ricorda che sulla Terra presto “i solchi della gleba che danno vita
sono carichi di frutti, nei campi prospera il bestiame e la casa si riempie di
ricchezze e essi (gli uomini, n.d.r.) governano con giuste leggi le città dalle
belle donne”.
Lubecca – La casa borghese della città nel
tardo Seicento, mezzo secolo prima della fondazione della casa Buddenbrook, è
così descritta da Jens Peter Jacobsen in “Marie Grubbe”, nella fase in cui la
protagonista, ricca ereditiera, viaggia: Marie con la domestica Lucie “camminavano
avanti e indietro nel grande ingresso che c’era in tutte le case di Lubecca, a
un tempo corridoio e soggiorno, stanza da gioco per i bambini e teatro della
maggior parte delle attività manuali, talvolta anche sala da pranzo e
dispensa”. Un locale che dava sulla strada, come un grande ingresso: “Il locale
in cui si trovavano era usato quasi esclusivamente nelle stagioni più temperate,
perciò ora c’erano solo un lungo tavolo decapato, alcune pesanti sedie di legno
e un vecchio armadio. In fondo erano state montate delle spaziose mensole di
legno che ospitavano verdi file di cavolo cappuccio su rossi mucchi di carote e irti mazzi di
rafano.”
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