L'Europa dei banchieri
Due banchieri assurti al vertice
politico, Macron in Francia e Draghi in Italia, scrivono che “le regole del patto
europeo di stabilità sono troppo opache ed eccessivamente complesse”. Queste
regole “hanno limitato il campo d’azione dei governi durante le crisi e
sovraccaricato di responsabilità la politica monetaria”. Della Banca centrale
europea, presieduta in quegli anni da Draghi. Lo scrivono sul “Financial Times”,
il giornale dei banchieri.
Sono accuse terrificanti. Tanto più
perché arrivano in ritardo: si sapeva già nel 2009-2010 che non erano regole
giuste. Ma nessuno lo ha detto. L’Europa è stata governata con queste regole,
ed è stata fino al 2019, fino al pre-covid, l’unica delle tre grandi aree macroeconomiche
mondiali a non essersi ancora ripresa dallo shock bancario del 2007-2008 – con l’eccezione
della Germania, il paese europeo che aveva il sistema bancario più infetto, ma
questo è un altro discorso. Dieci anni fa Bruxelles con il Patto di stabilità e
la Bce con una lettera semisegreta, cofirmatario il presidente entrante Mario
Draghi, imponevano all’Italia il rientro ogni anno in bilancio pubblico di 50 miliardi del debito in essere. Una cura del salasso, un po’ troglodita, ma da balanzoni
avvertiti. Che ha scatenato la speculazione contro il debito italiano.
Un gioco facile che gonfiò le fortune
dei banchieri in quel 2011. Lo spread, il differenziale tra il Btp e il
Bund tedesco, arrivò a 574 punti. Un abisso. Una follia anche, ma pagata dall’Italia:
il Btp si collocava al 7,4 per cento. Fino a che il governo eletto, Berlusconi,
non lasciò il campo, il giorno dei 574 punti base, al banchiere Monti. Che
raddoppiò le tasse alla piccola e media borghesia, tra i bolli, le bollette, e le
seconde case, quelle dei tanti meridionali emigrati. Finché Draghi, dopo aver
salvato le banche germanocentriche, dovette infine fare muro, quando la
speculazione puntò contro l’euro, al coperto dell’offensiva con l’Italia e i
latino-mediterranei, i Pigs, “porci”, Portogallo, Italia, Grecia e Spagna.
Ora, cioè dieci anni dopo, quelle “regole”
si dicono infette. C’è da avere fiducia o da avere paura? L’Italia ha rischiato
il fallimento, con la letterina di Trichet e Draghi, patrocinati dai Grandi Architetti
Europei Sarkozy e Merkel. Verrebbe da dire che è meglio l’Europa che si preannuncia
dei banchieri, dando per scontato che Draghi andrà al Quirinale e Macron sarà
riconfermato presidente, migliore dell’Europa merkeliana, del troppo poco
troppo tardi. È possibile, è probabile – peggio è impensabile, l’Europa si è
già troppo ristretta. Ma bisogna sapere con chi abbiamo a che fare. I
socialisti Sanchez e Scholz non hanno firmato.
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