Ombre - 590
Pallone
d’oro a Messi, che non ha giocato bene nell’Argentina vittoriosa in Copa America,
e ha giocato poco e male nel Paris St-Germain. D’oro nel senso dei soldi. Dello
sceicco Al Khalifa, il padrone del Paris St-Germain, a “France Football”, regia
del “pallone d’oro”?
Non
fare gli auguri di Natale ma di buone feste, non chiamare una figlia Maria ma
Malika, e dire insediamento invece di
colonizzazione. Bruxelles ha qualcosa di strano, non fa soltanto le cose buffe che
Enzensberger ridicolizza. Da Prodi a von der Leyen, molti cristianissimi a
Bruxelles, ma…. Si ricorderà l’Unione Europea come un aborto agli albori del millennio?
Già
la Costituzione di Giscard d’Estaing e Amato, cancellava la storia europea:
niente cristianità. Ma una Europa laica di che tipo? I nomi cristiani sono per
lo più biblici e quindi ebraici. Sarà di un laicismo mussulmano. Di già?
La Costituzione fu peraltro bocciata subito dalla Francia, paese “repubblicano”
per eccellenza.
“Twitter,
finisce l’era Dorsey. Inizia quella del business?” Perché, finora Twitter cos’è
stato, beneficenza? In quindici ani ha cambiato la comunicazione, e guadagnato
enormità. I social non sanno quello che sono.
Della vicenda di Ilaria Capua si fa un film.
La vicenda è brutta. Un gruppo di ricerca avanzato sulla
correlazione tra salute animale e salute ambientale, che ora sarebbe stato
utilissimo, è andato distrutto. Effetto
di stupidità ma forse no. Ma della
Procura che ha promosso la distruzione non sappiamo nulla – lo
sappiamo, hanno fatto carriera, il capo Pignatone anche in Vaticano, ma non lo
diciamo. Si fa un film, e siamo tutti a posto.
“Negli
ultimi cinquant’anni”, scrive “The Economist”, “il venture capitalism ha coperto
meno del 2 per cento degli investimenti complessivi”. È bastato per fondare
motori di ricerca, iphones, macchine elettriche e vaccini mRNA. Ora ben “450
miliardi di dollari invadono la scena del venture capitalismi”, dell’investimento
in ricerca.
Ancora
l’“Economist” censisce l’urbanizzazione sempre più gigante. Un fenomeno, una
storia, epocale di cui non si parla. In Asia, in America Latina, e anche nel
Nord America, come in Europa, i problemi di gestione (tempi obbligati, anche
solo per fare la spesa, scarichi, aria, acqua, rifiuti) diventano ingestibili.
Non
c’è solo Putin o la Cina di Xi da temere. Sempre l’“Economist” fa l’elenco dei
danni delle piccole dittature. Venezuela. Bielorussia. L’Arabia Saudita che bombarda
lo Yemen. Il Pakistan che ha aiutato un gruppo di jihadisti misogini a prendersi
l’Afghanistan. L’Iran che ha “milizie che mantengono il despota siriano, soffocano
il Libano e sono accusate di avere tentato l’assassinio del primo ministro
iracheno con un drone carico di esplosivo”. La Turchia che “si è preso un pezzo
di Siria, ha aiutato l’Azerbaigian a battere l’Armenia e manda la sua marina a
sostegno di dubbie pretese nelle acque del Mediterraneo”.
Curiosa
- l’“Economist” non lo fa notare, ma è quello che viviamo - è l’insorgenza di regimi
autoritari in Europa. Nell’Est Europa ma pur sempre in Europa: in Bielorussia,
come in Russia naturalmente, e in
Ungheria, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Turchia. Dove si vota e non ci
sono formazioni paramilitari, ma si
governa con mano dura. A quasi un secolo dagli anni 1930, quando in Europa si contavano una dozzina di regimi fascisti:
Italia, Germania, Austria, Portogallo, Spagna, Grecia, Romania, Ungheria,
Bulgaria, in parte anche Belgio e
Norvegia – con movimenti fascisti attivi in altri paesi, in Francia specialmente,
e anche in Inghilterra.
Dubai
e Qatar, a giorni alterni, rubano la scena su “Repubblica” e “Corriere della sera”:
come centri del mondo, per cultura, sport, fiere, eventi, conferenze - hanno soppiantato Parigi nell’immaginario
provinciale e anche New York. Con “sceicche” di solito, addobbate da modelle. A
Dubai e nel Qatar?
Ma
gli sceicchi pagano? Oltre le agenzie di p.r., s’intende.
“Sceicche”
non sarà titolo milanese, di fantasia milanese, da “Mille e una notte”
ambrosiane, da p.r. a premio sul provincialismo? Non ci sono sceicche nel mondo
arabo.
A
dieci anni dalla guerra in Libia, voluta dalla Francia di
Sarkozy per fregare l’Italia, l’Italia firma con la Francia un trattato di
amicizia e collaborazione voluto dal presidente Macron. Che viene a Roma e
festeggia la sorellanza con Mattarella e Draghi. Macron che ha tramestato e
tramesta in Libia contro l’Italia, peggio forse di Sarkozy, col generale di
Gheddafi Haftar e il suo patrono Al Sisi.
Macron,
lo dice anche, vuole il trattato con l’Italia per avere più potere
contrattuale a Berlino. Specie ora che la Germania cambia governo. Ma chi glielo
fa fare a Draghi, e a Mattarella?
Già
dieci anni fa, governando Berlusconi, si sapeva che la Francia di Sarkozy
tramestava in Libia, fino poi alla guerra contro Gheddafi, finendo per lasciare
il paese allo sbando. Ma niente fu fatto per prevenire la guerra – che il
debole Obama finirà per patrocinare.
Tanto
ha fatto la Francia di Macron per sabotare il consolidamento politico della
Libia, in supporto di Haftar, che ora la Libia è praticamente nelle mani di
Putin e Erdogan, col loro tirapiedi regionale Al Sisi. Ai quali il “generale”
l’ha consegnata, per le mire sue dinastiche. Pensava Macron di essere più furbo
dei libici?
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